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Gi�� il sipario, l���ultimo atto �� terminato.

L'esordio è da fiasco: che fischi, che lazzi,
che tirate d'orecchi, che giorni da pazzi.
Il primo atto va in scena: è un corteo
funebre ad aprire il racconto, poi è tutto
un susseguirsi di sciagure e drammi
di vite segnate dal pianto e dal lutto.

Il secondo atto è una danza d'amore:
ora dolce, ora frenetica, mai felice.
Gli attori recitano a soggetto, la regia
si limita a suggerire il canovaccio,
le donne se le danno di santa ragione
prima di scegliere un altro a casaccio.

Al terzo atto già il pubblico sfolla:
non succede nulla, non cambia niente.
Solo uno muto parlare che invece
di accendere scintille, acquieta la mente.
E' il trionfo del banale: il protagonista
recita un monologo nel vuoto deprimente.

Il finale l'ha scritto una mano ispirata:
c'è una morte da raccontare, la fantasia
può lavorare di fino, agitare emozioni
per quell'istante che forse vale la serata,
tra musiche struggenti e tristi canzoni.
Giù il sipario, l'ultimo atto è terminato.

 Abraxas - 10/01/2013 07:56:00 [ leggi altri commenti di Abraxas » ]

hai inteso bene, è una metafora sulla vita con spunti autobiografici. Grazie per l’attenzione.

 Carla de Falco - 09/01/2013 20:23:00 [ leggi altri commenti di Carla de Falco » ]

ti premetto: sono un’emotiva, nei giudizi.
ho trovato questa tua una metafora sulla vita e sulla poesia.
forse sono lontana da ciò che tu intendevi, ma l’ho trovata semplicemente bellissima.

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