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al testo di Adielle
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Studiando i piani del destino con le mani sugli occhi pare che non ti avrò vicino sia il refuso di sguardi interrotti i piedi nel fango la testa sulla Luna per non essere mai più soli quale paura? alla domanda nessuna e poi chiudere la bocca e digrignare i denti come quando i cani hanno capito le cattive intenzioni passano i giorni i mesi e gli anni e noi che contiamo le stelle perdiamo i dettagli di cieli stanchi che mai decisero per loro stessi una computazione definitiva perchè condannati all'infinito dell'esistere nelle parole dei poeti sfaccendati predatori d'emozione lasciami andare ti prego voglio vedere il Sole da vicino bagnarmi della sua rugiada inversa coronare il sogno di una vanagloria stratosferica perchè mi tieni con i piedi per terra? a ricordarmi delle mie fattezze mi viene voglia di dormire posso anche bere contrafforte alle medicine per dimenticare il passo è più breve della sete e le mie labbra sono a pezzi hanno aspettato una pelle sottile e una carne sotto che non facesse i vermi giungo le mani ma la simmetria non torna per una preghiera che non distrugga chi l'ascolti Dio delle foglie dio della valle più ti chiamo più rimpicciolisci ma guardami prima di diventare solo eco lontano riconoscerai anche in me tuo figlio? preferisci gli alberi con cui parlare dalle chiome folte e la radici forti o i gatti distratti o i leoni avvezzi a delegare eppure sono stato fatto a immagine e somiglianza di qualcuno ma ne ho perso le tracce nel corso del tempo amo perdere la memoria amo queste giornate di pioggia amo i testamenti con rime d'avorio perdere la ragione è solo un attimo più furbo degli altri un passaggio di fluidi attraverso due pareti che sognavano di restare asciutte per sempre consolatemi se ne siete capaci se ne avete voglia mi sfuggono uno dopo l'altro tutti i miei orizzonti di gloria i seni bianchi i culi tondi le parole d'amore che promettevano di costruire futuri di un insieme indissolubile sono gravide di altri uomini migliori di me così che anche alla giustizia abbia pagato il mio tributo la forma sempre m'attanaglia famelica assassina non mi lascia in pace nemmeno quando l'abbraccio il peso di un corpo nell'acqua lanciatemi nel vuoto che faccia almeno un buco quando atterro o una pozza di sangue e ossa rotte purchè si annulli questo presagio di sventure restare da solo e soli non si è mai c'è sempre la morte.
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