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al testo di Adielle
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Stavamo a guardarci negli occhi confezionando prismi marchiati a fuoco sonnambulismi da buffoni ai rintocchi della chiesa e la fanfara del dileggio conta poco contaminando il vino nei bicchieri con annate di malavoglia portate fuori condotta da strali senza resa alle luci del mattino che per prime abbattono a spallate la sua soglia
cantando le canzoni che fan più roca la gola abbiamo perduto i minuti e anche le ore a reperire immagini succulente per non far morir la voglia su una vela che non si gonfia e vola la sua ancella spaziale che non mente e dice sempre a chi la prende la sua strofa per le rime
e quindi abbiamo fatto l'amore sulle scale prendendo in giro tutto il resto che non fosse un campanile che rintocca il bisogno di consumare quell'amplesso ai quattro venti trasaliti dal freddo di questo immenso cimitero chiamato addio ma è un addio che non vale perchè mai ci lasceremo per davvero saccheggiare da questi tempi infranti
staremo attenti a non portare fiori finti sulle tombe e le nostre sponde non disubbidiranno ai mari che le consegnano ai naviganti d'occidente come fossero guance d'accarezzare ma di notte il giorno è sempre un po' più scuro e la morsa stringe anche i salari
ma ho avuto momenti di gloria in cui ho bevuto birre da sette euro la bottiglia toccato seni alla vaniglia camminato sulle acque senza essere Cristo bruciato la mia croce tra i rosari predetto il futuro a mio padre regalato la sottana di mia madre alla meretrice che ancora non mi partorisce perchè ha altre cose da fare e il suo turno di riposo ancora non finisce
un bacio dato in contumacia per la gioia del pretesto che non essere presenti a sè stessi sia una cosa da cui ricominciare ci ha consentito di essere tristi più di quanto non fosse lecito pensare data la nostra fede nel comunismo biforcuto della trebbia
questa rabbia bastarda è una lupa senza prede da riportare a casa per cena evitando le lame delle trappole e i cuccioli ventre gonfio muoiono di fame sulla mia tempia sinistra pulsa forte una vena esco volentieri di scena prima che venga il mio turno di dire cos'è la verità
se tutto mi uscisse se aprissi del tutto i cancelli i pensieri impugnerebbero rastrelli per raccogliere foglie e sterpi per il rogo nel giardino di qualcuno scusate se mi sfogo ma quando mi sfogo non ho voglia di chiedere scusa a nessuno nemmeno a te che mi sei vicino e hai fatto del tuo abbraccio una vigna in cui essere entrambi trattori che il vino più è buono e più non ha pietà
proprio come te
c'è che dice che son morto malato e comunque non torno normale senza nulla volere in cambio gli regalo una bestemmia per Natale.
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