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al testo di Adielle
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Al primo passo porta vento poi segna il tempo battendo i denti non ha freddo quanto il corpo fatto dune scompigliate sorseggia quieta il suo angolo di paradiso vodka alla pesca e lemonsoda io peroni gran riserva tutta schiuma niente grana poi percorre quel lato del canale dove l'occhio s'inganna a recitare la solita parte (bevo troppo e le mattonelle del bagno in questo locale sono troppo bianche per non lasciare delle scritte che ricordino a tratti nella forma e nel colore degli schizzi di sangue) copre le distanze di candidi baci falsi fiordalisi spezza le catene e cuce le vene sedotte da altre lame più lontane delle nostre lingue occupa lo spazio come fosse un mantello con cui coprirsi all'occorrenza per diventare invisibile o trasalire nel perimetro che condivide non è la verità ma una versione dei fatti molto convincente se bella allora diventa voglia che è mancanza sterile inviolabile non sa piangere, nuvole che non riempiono le pozze per strada se brutta compensa con la voce il piccolo dramma della sua personalità sempre accesa sempre motivata all'ultimo determinante scatto dall'angolo da cui la guardo alle corde del ring non posso che ammirarla e farle largo quando mi passa accanto portandosi dietro i commenti succulenti del popolo. La verità come scansione metrica solubile in alcol può trasformarsi facilmente in una particella fotonica all'ombra di un cipresso ma quel ch'è peggio può succhiarmi la vita dal cappio che m' ha messo al collo quando prima salutandomi mi ha aggiustato il bavero della giacca. E mi rullo un'altra sigaretta. Parzialmente indisturbato dalla requie che comunque non avrò.
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