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Prova a entrare nella mia stanza

sempre da sola

-contro il cielo io lancio bestemmie 

a caccia di qualsiasi dio-

secondo me ci vuole più coraggio a fare il poeta che ad esserlo

mi disse la ghiandaia che più non vola infilando perline

-mi ucciderai con le tue mani sporche-

ringhiere, astucci di clavicole a limitare lo spazio

rendendolo comprensibile alle braccia che fanno leva sulle

ah quanto mi tira questo salto!

Ti è mai capitato? Dice allora fallo.

Il tettuccio della Panda mi chiama più dell'asfalto

a Londra quale fiume sotto al ponte aveva la stessa voce?

Sogno un incidente stradale

come tu sognavi di essere un'indovina

vedere come ride la Luna.

La mia passione per le lame

giustifica i tagli

magro il bilancio dei polsi a questa falce

balla cherubino la danza della morte!

Il dolore fa il talento, lo dice un tale

cui comunque non avresti dato credito

mi risparmio di farne il nome

e lascio libere le gambe

forse qualcuno vuole leggere nel mio cuore

forse mi hanno insegnato la paura

cosa ho provato lo sai?

La mia identità

toccami ancora come sai fare

com'è profondo il mare

a densità limitrofe

che la mia parte non mi reciti

per le verdi tossiche terre, palchi alla deriva

teatri tetri d'industria

preferisco sortilegi balcanici e cappelli colorati

i forti figli del Gagarin.

Proviamo a proiettare per un attimo 

la superficie delle cose su questo sfondo rauco:

solo la fortuna viene dalla Luna

tutto il resto è più che naturale

se preghi o se non preghi, se fai l'amore solo

se ti fai o non ti fai.

La potenza del mio cosmo immenso deride gli assilli

del misero mio corpo!

Ecco le mie cicatrici per il tempo ch'è passato

e me ne faccio un vanto degno di me

voce tra le voci, umane sovrumane.

Guarda, i fiori che m'hai donato sono appassiti

presto li getterò prima che muoia ancora

catarsi di un'esplosione nucleare.

  Cristina Bizzarri - 06/05/2014 08:30:00 [ leggi altri commenti di Cristina Bizzarri » ]

L’ho riletta. Chissà perché ti ho detto di sfrondare. Mi piacerebbe sentirla detta, da te o dall’Arbalète. Che è scomparso mannaggia a lui.

 Adielle - 06/05/2014 01:22:00 [ leggi altri commenti di Adielle » ]

Grazie Giorgio.

 Giorgio Cornelio - 05/05/2014 20:42:00 [ leggi altri commenti di Giorgio Cornelio » ]

"E non venitemi a chiedere più niente" sono state le ultime parole del più grande tra i poeti minoritari del 900 italiano - Emilio Villa- che sempre rifiuto’ l’ontologia della poetica come impiego, come legge artistica, quindi come istituzione letteraria. E intorno al quel silenzio c’e’ il risuonar del dire, che e’ assenza orbitale , esplosione di buio.

A questo mi conduci: ed e’ la meraviglia dell’andar disorienti.

Un abbraccio

 Adielle - 05/05/2014 19:58:00 [ leggi altri commenti di Adielle » ]

Grazie, le vostre parole innescano in me uno straordinario numero di riflessioni e per la prima volta mi verrebbe voglia di parlare un po’ del testo che mi appartiene così poco, ma non lo farò.
Siete acceleratori di particelle!

 Alessandra Ponticelli Conti - 05/05/2014 14:20:00 [ leggi altri commenti di Alessandra Ponticelli Conti » ]

L’irriverenza e la ribellione di chi ha il coraggio di fare il poeta più che di esserlo. E tanto forte risuona la sua voce da ridurre al silenzio "le voci umane sovrumane".
Bellissima. Ma non gettare quei fiori. Conservali. Anche se appassiti, sono pur sempre fiori.
Alessandra

 Lorenzo Mullon - 04/05/2014 20:54:00 [ leggi altri commenti di Lorenzo Mullon » ]

la poesia è bella, complimenti, però noo, cara Cristina, vuoi allontanare i rompiballe, mi vuoi allontanare, e dall’alto di che, della scarpa di Antonin?

allora vado fino in fondo, partendo dal titolo che mi riguarda

la nostra biografia è fatta di disgrazie, scioriniamole una ad una, osserviamo in controluce la tremenda filigrana, ad un rosario di spine si sostituirà un altro, non ne usciamo così, finiremo in una trasmissione televisiva a raccontare la nostra feroce invisibilità, condita da un aceto balsamico di pena
non fermiamoci al dolore con la speranza di un attimo di gloria compassionevole
lo conosco il copione
è questo che vogliamo?

o iniziare a volare?

sento già stridere il corpo, le rondini mi aspettano con le loro lancinanti urla di gioia

 Cristina Bizzarri - 04/05/2014 18:21:00 [ leggi altri commenti di Cristina Bizzarri » ]

Artaud pare sia morto con una scarpa in mano. Io credo che siamo tutti dei "cristi", anzi dei Gesù, unti o non unti tutti legati da uno stare, da un de-stino. Se poi vogliamo vedere un gesto più in alto o sublime o misero di un altro - io credo che sbagliamo. Non voglio dire con questoche siamo " tutti uguali", sarebbe da demente dirlo no? ma non credo proprio che ci siano dei prediletti, dei destinati - e altri no. Tra chi si fa una canna, chi prega in chiesa, chi a tanti soldi e chi pochi, tra chi ha un QI alle stelle e chi bassino - beh io credo da molto tempo che siamo tutti "giustificati" - sì anche gli assassini. Certo questi ultimi magari vanno allontanati, come pure i mistificatori e i rompiballe ... ma da tempo ormai credo che anche loro rientrino in un de-stino. Perché, se non viviamo in un luogo dove imperversano il suono e la furia - e non lo credo - ma in una realtà che ci è in gran parte sconosciuta, come una mappa di cui non si conoscono i confini - beh allora tutto dovrà pur avere un senso. Anche se alcuni aspetti di questa nostra realtà appaiono/sono davvero bruttini. Ad esempio la violenza e la morte. Tanto per citarne due dei meno arini. Allora? Allora noi. Ognuno con la sua benedetta o maledetta o insignificante storia compone un insieme, da cui nessuno può essere escluso, se le cose stanno così. Possiamo e dobbiamo cercare di migliorarci, per come possiamo, lavorandoci, sforzandoci anche di cercare una condizione di pace, diserenità, di gioia. Se pensiamo che questo sia un bene, che questosia il bene. E il male di vivere ci appartiene, perché la vita è un enigma e noi non siamo un carciofo o uno scoiattolo. Siamo quello che siamo:umani nel bene e nel male. Ecco perché le tue poesie sono così forti e vere. Perché tu tutto questo non lo nascondi e ti sveli, e la poesia non è anche svelamento, aletheia? Come la filosofia e come tutto quello che ci spinge a cercare, ricercare, a non stancarci di farci domande, sentirci davvero umani? Forse la via dei mistici, forse la via della fede, o forse un’ illuminazione - o forse niente di tutto questo ma altro ancora, ci avvicineranno a noi stessi, a questo grande mistero che è in noi e fuori di noi. Restiamo aperti. Io su questo sito trovo molti spunti per sentire, pe sare, riflettere. Grazie Adielle di questo tuo spazio. Nel tuo testo però sfronderei qualcosa. Il colmo detto dopo questo mio minestrone, no? :-D

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