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al testo di Adielle
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Rincorre la scia più lunga equidistante dal monte più alto del mondo e il ruscello devoto all'arrembaggio dei solchi in terra scopre le nuvole con un sorriso ingranaggio del pensiero che tende al cielo come di scorta a una voglia d'imbrunire che desti la scaltrezza da un sonno di lune piene così, a braccia conserte per tutto il tempo di uno scontroso avvenire e spesso ad occhi chiusi sul cordolo aspetta che si avveri l'impossibile una tregua disseminata di buche e fuochi fatui a illuminare le zone d'ombra ai lati dell'asfalto solo con le lame affilate dei suoi rimpianti la strada a forma di viaggio e nel petto un vuoto da colmare a furia di paesaggi presagi passaggi di stato solubile come ghiaccio non gli importa del sole che lo sciolgano pure il nodo del suo cuore per la stagione che defluisce, i raggi in fiamme per i suoi sogni bui e le dita scaltre le vene tempestose e gli occhi di lei la pretesa implacabile del vento di fargli coraggio.
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