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al testo di Adielle
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Si contorce l' apice a sua bruma nel chiodo quando scende e la testa entra nel legno a rovistare quel poco di assoluto che ancora tende le sue braccia rotonde a forma di albero triste perchè spingere non è sola pretesa dell' inguine fune di cobalto appesa al cielo sordomuto al di fuori di un non nulla la sua schiena liscia sarebbe uno scivolo che mi ingoi ma poichè non vede la sua fine che tra le mie mani crede ancora ai paradisi che le raccontai per farla innamorare del suono della mia voce stando zitto prendendo il tempo con un' adozione a distanza per restare coerente al senso d' abbandono che l' accompagna all' alba di ogni suo nuovo camminare mano nella mano, una meno mano dell' altra e più cannibale clausura di cardini a sbattere in faccia quella porta che ci vide entrare nello stesso spazio lei a caccia di un'estasi rivoluzionaria della durata massima di un addio a suo compendio ed io perduto per sempre sulle sue tracce quanto basta per mai averla venere svergine dei miei sogni proibiti. Le chiederei dimmi in quale prato ti ho colta e in quale invece ti ho lasciata i tuoi respiri sottolineami e non fare la gradassa posso farti a pezzi ancora più piccoli. |
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