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al testo di Adielle
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Come cardine albeggia alla deriva del cielo questo sole privato visto attraverso la feritoia dei tuoi occhi come passa la voglia di ottuse sponde, correre da una parte all' altra della sfera che non divide le sue parti e guai a chi la tocchi soprattutto la luce che contamina la superficie di arcobaleni irredenti coacervi di mentite spoglie traslucidi segmenti di vistosi spazi senza ombre. Se c'è qualcosa che ancora ci lega è a chiacchiere interni giorno di perduti monologhi balere del narcotraffico dove si spacciano parole convulse frasi proibite cui non credere finchè non arda la musica dei tuoi ricordi migliori. Posso dire che sei stata, finalmente e fare la mia vita e della mia vita fare una qualsiasi epifania o un presepe per morti di fame svuotata la clessidra del suo interesse principale sabbie gamma, parafulmini su cui s' infrangono lambiti sogni d' immortalità. Il divenire in divenire prende forma altrimenti il seme si ferma in un denso strato d' aria che lo sospende e non tocca mai la terra. Si astiene di sua grazia.
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