LaRecherche.it
Scrivi un commento
al testo di Adielle
|
|||
Oh Dio, dio minore dei decessi che non vanno in televisione ma all'ombra dei cipressi intagliano il loro nome torna la vampa, il pensiero che trasluce -la loro voce non deve per forza dirmi qualcosa riproduco quei suoni o gli porgo attenzione?- Prendimi se hai il coraggio, forgiami nel fuoco a tuo tizzone scalderò l'aria nei polmoni a mia completa combustione. La pioggia che cade in aghi sottili mi consola le vene di più affilate lame. Lo spazio aperto purchè vuoto. La comprensione di me stesso. L'adagio sedotto: non mi abbandono al disagio. Combatto scrivendo, mi passo attraverso. Chi mi può capire? A chi devono arrivare queste parole? Le leggerò domani e mi faranno vomitare e non avrò voglia di alzarmi dal letto ma forse quello che serve è solo amore. Come ci parlo con la testa che mi scoppia? Come faccio a sembrare una persona normale? Vuoto il sacco, sono matto (schizofrenico), le dico senza mai guardarla in volto conduco e respingo degli assalti interni lunghi mille anni nel giro di un secondo mi scuserai se non sbatto le palpebre o troppo spesso chiudo gli occhi se risulto impaziente di tornare a stare da solo. Cristosanto stavo bene, adesso sono in croce di nuovo e mi bruciano sul rogo. Faccio esercizio di dominio su dei pensieri che mi sfuggono. Che sfuggono alla mia volontà, questo tecnicamente è quello che faccio che mi tiene impegnato e mi rende inabile a volte alla conduzione di un quieto vivere. Da fuori che si vede? Secondo me è dovuto anche ad un travaso dell'inconscio causato da un cronico insalubre rapporto sonno-veglia. Forse è meglio che tenti di dormire.
|
|