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al testo di Adielle
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L' errore dietro l' angolo non ha alcuna pretesa di essere un baratro da cui non poter tornare indietro la verticale sull' anima, la spaccata nuziale, quel collasso degli atomi per cui si riempie lo spazio di noi. Chi vuoi essere? La suprema ricompensa? Mia ardua sentenza di soli attimi scanditi dal vento che soffia tra gli alberi, giù nel fitto del bosco. Sono quasi contento che ti abbiano preso i brividi su per il collo. E' un dover fare che mi tocca per come mi conosco il compito più ambito tra tutti mia frettolosa stella bruna del mattino. E guai a chi ti confonda con una chimica stereotipata tu sei sostanza stupefacente per diritto di nascita. Battuta non di fabbrica ma a mano, una prima spremitura. Come usi le parole, bella mora, è un Fiordaliso. O un fiore di Loto che mi condanna a una memoria di fustagno. L' abisso può essere uno sguardo distratto se sai dar credito alle circostanze anche in flagranza di reato. Eppure la strada dell' amore non può essere secondaria magari solo poco illuminata. Certe notti fonde da fare invidia alla spazio profondo. Come rincorrersi ad occhi chiusi in spazi aperti. Voltarsi di scatto, riconoscersi, per quelli che siamo in potenza. Raccontami certi sogni di gloria che fanno tremare le vene dei polsi. Abbracciami, non fare resistenza di forze contrarie ce ne sono già in abbondanza. Poi, per il resto, siamo pioggia d' estate, cosa vuoi che conti. Al limite potremmo sorprenderci di non essere eroi e svanire nell' alba, per un secondo catodico. La luce delle tua pelle tra i seni è di color miraggio. Riverbera una promessa infranta. Fossi sicuro di me, ti farei sputare l' anima a baci fuori dal telaio, mia giovane Penelope astratta.
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