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al testo di Adielle
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E' stata solo due botte e via, una di ritorno dalla messa in sicurezza di una mezzanotte nella chiesa fuoriporta del nostro natale clandestino l' altra di andata in sogno, quando portasti in scena il tuo spettacolo divino di cui curavi la regia e le bestemmie retropalco sfidandomi a una gara di poesia in cui vince la tua: più non t' amo amore mio ho trovato un altro con cuore di cervo e membro d' asino che mi da più garanzie. De gustibus; applaudo dall' ultima fila del calderone speziato del mio cervello in panne, lacero, contuso di rivista, con le mani di marzapane pronte ad essere spilluccate da spillatrici di fanfare in stato di grazia permanente da quando hanno trovato tra le dita dei piedi lo spazio vuoto per gli aghi, sirene, vestali contemporanee a caccia d' idee da sopravvalutare. E un Cristo! esce d' inchiostro, di scroscio, dal capezzale del mio centro di saturazione deludente, come a naufragare: ti tengo nel mirino coriandola! Vuoto a rendere dei miei distillati per lo svezzamento di cani randagi. Ci sono progressi in questo senso, il mio Chirù a tre mesi e dieci chili ha già zampe da funambolo e raglia a comando, quando invadono il tempio certi mercanti. Andiamo a vela in quasi tutti i mari, lui cazza la randa, io cazzo che botta, l' ondata fusa che quasi ci squaglia la chiglia. Cane prodigio, cagnaro prodigo di consigli confusi, inevitabile cagnara di versi alla rinfusa. Eppure sei nei miei sogni, con la forza di certe immagini che ridestano trasecolati, tra secoli secolati, al tempo del riordino, da antivigilile di gloria glorificata da immense sbornie primordiali e lui non ringhia, piuttosto fonde fusa, si fida, la bestia indomita, trigliceride d' ossa. La permanenza in questa gabbia volante mi conferisce dimestichezza in certi atterraggi lungomare e ogni panorama collinare mi parla ancora dei tuoi seni, maliarda tra le sbarre, adescatrice di poeti in erba, fumatori circoncisi di pollini d' altura. Per filtri solo biglietti dei concerti o tratte ferroviarie Teramo- resto del mondo. No, non ora, non qui. Altrimenti perdo tutto. Ma allora quand' è che niente diventa tutto il necessario per condursi altrove? Mitologia delle trasformazioni multiple, sema-traccia di una certa Nike in visita sulle ali di Gozzilla, ai luoghi del mio passato sciolti in briglia a briglia sciolta, diluiti in battiti al secondo. |
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