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al testo di Adielle
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L' ascesa felice, il chiaro rostro con cui s' abborda all' alveare del porto questa nebbia, un controluce di fluorescenze, con l' olio delle betoniere a travasarsi nell' angolo ottuso scorciato, di mare e di pensiero, mi segnala certe solitudini laterali che prendono il largo da piccoli ricordi, lasciati sul fondo a sfamare immagini cadute nella rete dei miei occhi ebbri.
Fossi solo, solo come un cane solo, senza padrone cui abdicare ogni cordiale istinto di resistenza all' incedere del tempo, tipo una fame contusa dal freddo o una lupa cecoslovacca in calore, che si ritrae, dai morsi per gioco, allora ti chiederei il permesso di venirmi a cercare nelle sparute sequenze dei miei tanti abbandoni. Ma solo non sono, in circostanze primitive, anche se in assenza di postumi da sbronze sublimi potrei sembrarti male accompagnato, ho sempre un conato un sussulto di vita, a farmi compagnia.
L' amore, adesso, quale sogno di gloria, a perpetua memoria, di noi due adesso, è un miraggio che mi costa la vista perchè io non sono e non sarò ancora per molto tempo, forse per tutta la vita, che si contende, in una sintesi di comodo, la mia capacità di essere sano di mente e di ventre e di basso ventre, capace di vederti con gli occhi che vorresti addosso. Sulla tua pelle profumata, nei tuoi occhi da bambina capricciosa. Non credere però. Custodito in uno scrigno, nel costato, tra i polmoni, conservo ancora il lume fioco di una santa ragione, fioco, che dovresti proteggere con la corteccia sepolta di ogni tua singola radice e con le ossa, scommettendo sul fatto che sia all' altezza di scaldarti un poco. Ma già il buio m' inghiotte.
Perchè se anche tu mi amassi, ed è solo un sogno di gloria, basterebbe un colpo di vento un po' più forte a svegliarmi dai cardini. |
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