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al testo di Adielle
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La materia lasciva del tuo essere carne fraintesi in una lunga boccata prendermi in giro una dotta legge di sopravvivenza ma se fossi vera per un attimo ti accorgeresti che il mio essere tragico è a confacenza di dati di fatto che fanno della mia vita una successione di sconfitte senza enfasi. Pregiudicato e stanco di mettere agli atti i tentativi vani di recuperare crediti, lascio che a sopravvivermi siano alcuni versi tra i quali sicuramente questi non meritano menzione alcuna. Inclusione nei nuclei, apologetica in termini. E anche l'amore mi appare come una strana coincidenza d'imprevisti da fronteggiare a petto in fuori e capo chino. Un ossimoro posturale che ha la sua declinazione nel contraddittorio del pensiero. Fosse il cuore al centro si starebbe in equilibrio nonostante ogni singolo battito dondoli all'infinito (come prima di morire) tra un estremo e l'altro di una distanza siderale e innata conquisti col suo ritmo una fine sincopata o scandisca la durata massima di una vita solitaria. Scegliendo come campo d'indagine un silenzio strappato ad acufeni imbandisco scialbe trame di parole senza volto. Nè voci di mercato m'insegnano il tempio. Sono o non sono, dunque? In quanto credo e non credo? Asole a vento, buchi di culo. Anticorpi da vaccino ai tappeti rossi, conquisto, gaia terra da diporto ritirata strategica nelle volute del cervello, a sangue freddo. Mea culpa di un sogno che fu sogno di gloria, senza volerlo. Tiepido rovistare di occhi lucidi attorno. Spillati a pena.
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