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al testo di Adielle
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La consapovolezza del distacco ci intrise di sguardi laterali. Io benedissi in cuor mio il maestro ed il suo canto per avere avuto pietà di me concedendomi alla mia tregua preferita. Forse non so cos'è la vita forse non chiedo perdono ma la mia condizione prevede sacrilegi allora che anch'io li compia non dia scalpore agli atomi che pure si attivano di suoni circospetti o forse è solo la pioggia che batte il suo tempo vitale sul cordolo. Non mi sento umano certe volte, nè sopra nè sotto una determinata dimensione, forse un altrove di poco conto. (m'è funzionale credermi migliore di come sono, certe volte) Una scissione che evapora, finita la messa delle messi un raccolto di poesie in fasce, mele acerbe e stricnina. Maestro lo sa meglio di me che queste parole non m'appartengono chissà quali distanze hanno percorso perchè mi facessero loro. E io allora cosa conto? Il mio valore incondizionato non sarà mai pronto se è sempre soggetto a condizioni. Ma tanto chi mi giudica per cosa sono? E perchè tanti riguardi nei miei confronti? Se tengo a stento strette tra loro le stesse facce della mia medaglia che appesa al collo forse di qualcuno, tra centinaia di anni smetterà di essere una maschera, valendo un terzo posto sciagurato. Chiamammo magia il primo tuono. A questo contatto che nome diamo? Come posso superare certe prove? Ho paura che mi leggano i pensieri così come li formulo so che è un fenomeno coerente con la mia malattia ma come ne guarisco? Non so meditare. Le medicine funzionano? Perchè sono capace di pensare cose terribili che non sempre riesco a tenere sotto controllo. Nel senso che le penso non volendole pensare. Per sciogliere l'incantesimo è sufficiente che parli con lei? Mi vergogno. Non ce la faccio. Verrà quel giorno in cui mi spiegheranno che cosa ho fatto? Qual è stato il mio ruolo in questa dinamica? L'unico talento che io onestamente mi riconosco è scrivere e quindi non è mio: una tregua che s'incarna. Una parola, soltanto una parola e sarei stato salvato ma non ho saputo pronunciarla: nel silenzio in cui re-esisto posso trovare il mio coraggio? Vanifico tentativi lussando la mia anima (le nostre?) su snodi gordiani, di bordo a vascelli fantasma, borderline.
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