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La consapovolezza del distacco ci intrise di sguardi laterali.

Io benedissi in cuor mio il maestro ed il suo canto

per avere avuto pietà di me 

concedendomi alla mia tregua preferita.

Forse non so cos'è la vita 

forse non chiedo perdono

ma la mia condizione prevede sacrilegi

allora che anch'io li compia non dia scalpore agli atomi

che pure si attivano di suoni circospetti

o forse è solo la pioggia che batte

il suo tempo vitale sul cordolo.

Non mi sento umano certe volte, nè sopra nè sotto

una determinata dimensione, forse un altrove di poco conto.

(m'è funzionale credermi migliore di come sono, certe volte)

Una scissione che evapora, finita la messa delle messi

un raccolto di poesie in fasce, mele acerbe e stricnina.

Maestro lo sa meglio di me che queste parole non m'appartengono

chissà quali distanze hanno percorso perchè mi facessero loro.

E io allora cosa conto?  Il mio valore incondizionato

non sarà mai pronto se è sempre soggetto a condizioni.

Ma tanto chi mi giudica per cosa sono?

E perchè tanti riguardi nei miei confronti?

Se tengo a stento strette tra loro

le stesse facce della mia medaglia

che appesa al collo forse di qualcuno, tra centinaia di anni

smetterà di essere una maschera,

valendo un terzo posto sciagurato.

Chiamammo magia il primo tuono.

A questo contatto che nome diamo?

Come posso superare certe prove?

Ho paura che mi leggano i pensieri così come li formulo

so che è un fenomeno coerente con la mia malattia

ma come ne guarisco?  Non so meditare.

Le medicine funzionano? 

Perchè sono capace di pensare cose terribili

che non sempre riesco a tenere sotto controllo.

Nel senso che le penso non volendole pensare.

Per sciogliere l'incantesimo è sufficiente che parli con lei?

Mi vergogno. Non ce la faccio.

Verrà quel giorno in cui mi spiegheranno che cosa ho fatto?

Qual è stato il mio ruolo in questa dinamica?

L'unico talento che io onestamente mi riconosco è scrivere

e quindi non è mio: una tregua che s'incarna.

Una parola, soltanto una parola e sarei stato salvato

ma non ho saputo pronunciarla:

nel silenzio in cui re-esisto posso trovare il mio coraggio?

Vanifico tentativi lussando la mia anima (le nostre?)

su snodi gordiani, di bordo a vascelli fantasma, borderline.

 

 

 

 

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