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al testo di Adielle
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Partirei da dove m'inchiodi. Dagli occhi, per rintracciare una sorta di strada maestra una clessidra rotta in tre punti dai soliti chiodi che ti tenevano in piedi, tra le sfere celesti e passerei sulla fronte, di ronda, in rondine in festa a registrare sbalzi d'umore e temperature di mari in tempesta onde rotte, canna nasale, colonne d'Ercole: orchestra di ciglia, i lobi in attesa. Ha nodi la scala che conduce al pannello di controllo del tuo giaciglio portante, corpo e foresta di vetri appannati, bottoni e interludi di giada a pioli. Il mento ed il collo scompaiono in un gorgo di luce che t'ingoia la voce, ecco perchè non parli e socchiudi labbra di carne. Dal momento che non mordo non lascio segni sui seni e le spalle. Piovono d'oro i parallelismi di collane volanti. A segnarti le guance. Col favore delle sillabe (e di versi soffiati) stanotte verrò in sogno da te, a slegarti i capelli. |
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