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al testo di Adielle
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Lo scatto è materia di studio se la falcata è loquace, passante sopra le cose, senza mai consumare l'amplesso di un'esauriente giunzione. Per vedere senza vedere, attraverso e sopra le righe, un fondale d'apparizioni, un quieto vivere di modi di dire, in prima visione, fatale rendere l'anima, di prima intenzione, Boris, teatro Kabuki. Correre, viaggio d'immagini. La scena sul monte, in tre e sessanta. La granata del papa che rotola nel grano a folate alzando pani tra le fiamme. La sequenza del Maggio con le vampe lunari. Già mi ricordo di essermi scordato più di una volta qualsiasi finale, tanto che prima di dormire registro un conto notevole di pecore da campo e non posso far altro che smettere di svegliarmi saltato lo steccato, nell'estasi dogmatica di una prova d'esame. Quando la bocciarono di tre quarti, era un sorriso di seta, di sera contaminato per sempre, da una tempesta di petali che le pareva la seguisse ovunque e sangue dal ventre. Di seta su carta. Una nuvola di desideri, un pozzo inconsulto. Due dati di fatto. Divagando per sentito dire, vox populi vox dei, è una generalizzazione insopportabile che non tiene conto di lei. Un'arancia meccanica che matura una dolce attesa sul ramo, minacciando d'estinguerla ogni volta che il vento cambi.
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