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al testo di Alberto Rizzi
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E' nel prosieguo della vista che ti s'incolla al cuore ogni momento
un sovrapporsi statico di cicale genera continue trasparenze di finestre sopra altre finestre e di immagini aspre a guisa
(per esempio)
d'una casa irta di comignoli vuota d'anime con il tetto slabbrato per le molte intemperie ed erbe dalle foglie dentate a piantumare l'odio ricòrd'amàro e mairimòsso
ma la bava d'aria nel calore dell'inverno che fonde primavera aiuta
Compare la superficie appena mossa d'un mare amico antico si fonde con la tovaglia appena increspata d'un tavolo anch'esso d'anni andati come le finestre al muro immaginate e che anni visse in un tinello antico amico
è anche il rombo del gabbiano planante alla murata in pietra in riva a un lago maiscordàto come quel vecchio Caravelle che vola incontro a infanzia
S'acquieta ora il respiro sincronizza mese con mese nel cuore dei ricordi le formiche percorrono i piedi nudi in totale tranquillità
una nebbia priva di calore fonde le distanze oltre la vera finestra aperta le stagioni che altrimenti s'accavallerebbero impetuose
Il ronzio d'un'ape là fuori spalanca le porte d'un fiore e come per andare s'apre anche il ricordo d'una gravina in bosco asciutto al limite di schianto era estate e lo sarà ancora per sempre davanti a quella frattura così netta e obliqua
(scisto che scivola su scisto)
colpo al cuore comm' se muy dangeroso quel momento il fusse
Sincronizzato quieto il respiro all'attimo secco del taglio che infine porta stacco dagli occhi degli astanti
Le cicale persistono fusa quet'estate a un novello inverno
(liberamente ispirata al racconto breve di Antonio Amato "La sartina del Lago di Como",autopubblicato nel 2019;
tratta dalla raccolta inedita "Il mestiere e altri accidenti") |
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