Svegliatemi, quando non vi sarà più nessuno nessuno che dica avrei voluto, ma non ho potuto. Svegliatemi, quando i rami del caprifoglio si volteranno verso l'alto, quando qualcuno avrà divelto tutte le vecchie serrature dalle porte. Svegliatemi, quando l'erba sarà un lume nel fondo della notte; svegliatemi, quando, da sé sole, nel sole, s'alzeranno in volo le prime viole. Svegliatemi, come mi svegliava, all'alba, mia madre nelle verdi mattine d'estate.
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Alessandra Ponticelli Conti
- 01/09/2024 11:00:00
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A Jean Jacques Che dire? Immensamente grata, toccata, stupita. Felice. Grazie A Livia Grazie, grazie sempre.
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Jean Jacques
- 13/08/2024 12:32:00
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Svegliatami soltanto quando non sarà più il tempo dei sogni infranti e le opportunità perdute, sembra invocare l’autrice in questa composizione agile e ben ritmata, dove gli impulsi, le emozioni e le tensioni interiori e individuali si intersecano saldamente alle simbologie e le assonanze degli elementi naturalistici, paesaggistici e spazio-temporali. La stessa reiterazione cadenzata del titolo e del motivo dominante del testo (Svegliatemi), scandisce un senso di urgenza e ciclicità che enfatizza ancor più gli intendimenti e le finalità dell’intera composizione. Svegliatemi, esordisce il testo, "quando non vi sarà più nessuno, nessuno che dica che avrei voluto, ma non ho potuto”, manifestando subito una imprescindibile volontà di rimozione e di superamento dei rimpianti, i rimorsi e le sterili recriminazioni per ciò che poteva essere ma non è stato. Svegliatemi, si esorta ancora, quando "i rami del caprifoglio si gireranno verso lalto", quando, vale a dire, la natura stessa rinasce e rifiorisce nel suo inesauribile e inestinguibile splendore, ripristinando metaforicamente un senso di rinnovamento e rivitalizzazione anche dell’universo più propriamente percettivo e sensoriale di chi scrive e contempla. Il desiderio, invece, di ridestarsi solo “quando qualcuno avrà divelto tutte le vecchie serrature dalle porte”, riconsegna espressamente alla tenace e risoluta determinazione di spodestamento e di liberazione dagli ostacoli, i vincoli e le limitazioni che in passato hanno costretto e imprigionato l’autrice, compromettendo ed impedendo la realizzazione delle sue più autentiche e incontaminate propensioni identitarie. Ed è per questo, probabilmente, che, nel verso immediatamente successivo, si rivendica esplicitamente di voler essere svegliata quando l’“erba sarà un lume nel fondo della notte". Qui, peraltro, il richiamo alla natura si circonfonde delle valenze e le significanze di un vero e proprio catalizzatore e propulsore spirituale, assurgendo ad elemento ineludibile di guida, orientamento ed illuminazione dei momenti, le fasi e le stagioni più buie e tenebrose dell’esistenza umana. Un’assunzione che, evocando un senso quasi catartico di palingenesi e purificazione, la correlativa e complementare visione delle "prime viole" che si stagliano "da sé sole, nel sole" suffraga e avvalora ulteriormente. Nei versi racchiusi nella chiusa, infine, il sensibilissimo ed estremamente toccante rimando alla figura materna, che “svegliava allalba nelle verdi mattine destate", aggiunge una dimensione contenutistica intimistica, passionale ed affettiva a tutta la poesia che, al di là della riproposizione di quell’indissolubile intreccio tra componenti naturistiche e personali, si nutre di rappresentazioni e immaginari più peculiarmente inerenti sentimenti e stati d’animo di conforto, protezione, innocenza e genuinità.
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Livia
- 12/08/2024 14:34:00
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la parte finale é struggente, penso che raccolga il senso di tutta la poesia, poiché io la leggo come il flashback dovuto ad un prossimo abbandono.
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