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Se questa fosse una vera domanda, e la mia una vera risposta, direi che io questa estate, tanto unica e peculiare, la affronterò come ogni altra estate precedente a questa: studiando, leggendo, disegnando e… guardando vecchi film; sì, penso di non aver mancato nulla… ma questa non è una vera domanda e io fingerò, così per gioco, di essere una liceale come tante altre, disperata perché non potrà andare al mare con gli amici, o al bar, o in discoteca, o in qualsiasi altro luogo “di svago”, o come li definirei io “di noia assoluta”.

Tuttavia è ormai evidente, arrivata a questo punto, che questa stupida messa in scena non funzioni, probabilmente non ho abbastanza dati per iniziare questo viaggio nelle menti altrui… peccato, vorrà dire che parlerò di me, della noiosissima me che non sopporta le feste e le cene di famiglia in cui scopri di avere parenti sparsi in tutto il mondo, l’acqua salata e l’abbronzatura che riduce i miei occhi a due noccioline, non so ancora per quale ragione scientifica.

Dicevo, dunque, che questa estate trascorrerà come tutte le altre: tranquilla con attacchi d’ansia verso la fine, e fin troppo velocemente fino a rallentare inesorabilmente negli ultimi giorni; un po’ come la vita di una persona media suppongo, spensierata e ricca di prospettive all’inizio, produttiva nel mezzo e infine terrorizzata dalla morte eppure proiettata verso di essa, desiderosa di porre fine a quegli anni vuoti, che sembrano esistere solo in quanto attesa della fine di tutto... ah, magari l’estate finisse allo stesso modo! La verità è che “la bella stagione” è ancor più perfida della morte; ti adagi un momento, i muscoli si rilassano, le giornate si allungano di ore insulse, ovviamente inutilizzate… E poi? Poi ti ritrovi scaraventato di nuovo in un ritmo frenetico, così, senza preavviso. Non ha importanza il fatto che tutti gli anni si ripeta sempre la stessa storia, ammettiamolo, uno ci spera sempre, spera che tutto questa serenità, quest’assenza di pressioni non finisca mai, e così facendo si fa bastonare due volte, si autoflagella addirittura.

Io non so cosa ci si possa aspettare da me questa estate, ma io da questa estate non mi aspetto nulla. Io quest’anno non ci ricasco.

Quindi sì, scriverò e disegnerò tanto, forse fino all’ultimo giorno. Infondo è inutile lagnarsi del tempo che passa, altrimenti si finisce per fare annegare quel poco che resta fra le lacrime; se non avessi fatto questo ogni anno, a partire dalle scuole medie, adesso avrei vissuto, e quando dico “vissuto” lo intendo veramente, almeno un’estate in più.

Ripensandoci, credo che la mia idea di estate, le immagini che questa parola mi richiama agli occhi e alla mente, non sia la stessa della maggior parte delle persone. Io non vedo un sole splendente che brilla sulle onde del mare, non vedo una sdraio all’ombra di vestiti e copricostumi appesi agli ombrelloni, non vedo occhiali da sole né sabbia dorata. Queste cose mi appaiono solo come incubi: il sole scotta sulla pelle e trasforma i miei capelli scuri in filamenti di fuoco, la sdraio è solo la versione decisamente più scomoda di un letto, fatta di quel tessuto così sintetico che irrita e lascia i segni su quei due centimetri di pelle, che non trovano spazio sul telo da mare, gli occhiali da sole mi invecchiano e la sabbia è una distesa di carboni ardenti che altro che “floor is lava” (quanto mi sento vecchia, saranno passati anni da quando questa challenge spopolava).

La mia estate è fatta di notti in bianco, passate a leggere o disegnare ininterrottamente fino a vedere l’alba, accompagnate da note che spaziano armoniosamente dalle più classiche alle più sfrenate.

Sono troppo stanca per quella serata al Lido Azzurro… gli altri si ritireranno minimo alle 2:00 del mattino! No grazie, non ci tengo, non fa proprio per me. Carosello e poi tutti a nanna.

So di essere una contraddizione vivente, ma infondo lo siamo tutti… a me piace esserlo, mi diverte e mi spaventa al tempo stesso (ecco che ci risiamo… un’altra contraddizione, brivido).

La mia estate però, è fatta soprattutto di libertà, libertà di non fare ciò che non voglio, e quest’anno ha un sapore ancora diverso, perché sono libera anche da me, dalle mie aspettative assurde e da quel macigno vivo che mi portavo sulle spalle, e che mi sussurrava continuamente nell’orecchio parole sconnesse e tuttavia sconfortanti.

Quest’anno è stato una svolta, in tanti sensi. Come quando vaghi senza meta, imbocchi una stradina guidato solo dal puro istinto e, mentre la percorri, senti che sta cambiando il modo in cui vedrai tutte le altre strade che attraverserai nella vita; si tratta di dettagli, e nei dettagli si trova l’arte.

Forse sto esagerando, forse tra qualche mese dimenticherò tutto questo, o peggio ancora penserò che ero folle a pensare certe cose. Ho imparato ad accettare questo mio essere così mutevole e instabile, anche quando non volge a mio favore, anche quando fa morire una parte di me a cui tenevo tanto… “Così va la vita” direbbe un tralfamadoriano, e io mi approprio della sua filosofia.

Questa estate la affronterò così, come se fosse infinita.

 

17/05/20; 20:15

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