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Scrivi un commento al testo di Alessandro Vetuli
Ad un sassofonista di strada

L’esistenza una volta

Era qualcosa che poteva essere raccontata

Dal sassofono del musicista nero in fondo alla strada ,

Soffio di labbra lacerate che gridano dolcemente nell’ottone

Sanguinando con calma , poiché sanno che hanno tutto il tempo per salvarsi.

 

C’è un cappello vicino ai suoi piedi

Un salvadanaio foderato che d’inverno tiene caldo ,

Ora preme i tasti , cambia nota , cambia vita

I suoi occhi si venano d’oro e di bianco

Mi sta guardando…Ora ha visto chi sono , sa cosa sono

E cosa provo.

 

Tu sei in grado di ingravidare il mare

Con questi suoni ,

Con queste voci di orfani abbandonati

Sotto un rosso cielo californiano

 

Lui impugna il suo annaffiatoio dorato a bocca

Fecondando l’albero immobile del silenzio

Facendo crescere frutti

Dentro ai quali possiamo vedere i corpi nudi di calde donne africane

E possiamo vedere le nostre più intime concupiscenze

 

Questa sfiatante narrazione

Che parla dei fiori della notte

Degli addii , della morte dei poeti

Dell’orecchio di Van Gogh

Della fame nel mondo

Dei coralli , delle urla

Dell’assistere a un parto , degli occhi dei bambini

Della malattia , della fata dai capezzoli azzurri

Della fede  perduta , delle scarpe colorate con lo stesso colore delle foglie in autunno

Della chemioterapia e del tramonto invernale ,

Guardato con chi si ama nella semplicità d’una tazza di cioccolata calda ,

 

Si conclude con una custodia che si serra 

Mani scure portate al petto per l’inchino

E dita intorpidite per aver premuto troppo i tasti dell’angoscia

Che hanno permesso a questi sogni

Di fluire liberi nell’aria

 

Credo di doverti se non dei soldi ,

Almeno una poesia per questo.

Da Lo spirito e il corpo Boopen , 2010

 

 


 Domenico Morana - 23/06/2011 22:11:00 [ leggi altri commenti di Domenico Morana » ]

Comment t’appelle-tu? What’s your name? Il tuo nome?
Alla tua poesia non hai chiesto il nome. Peccato!
Era l’unica chiave possibile per schiudere un segreto.
Tu stesso ne saresti stato sorpreso.
Ciao, bella poesia.

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