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al testo di Amina Narimi
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Chiamata senza appello l'll suo canto non da tregua la Terra fluttua nei fianchi la notte t'invoca rapace come un sesso violento svuota le ossa Epifania di piste irresistibili avvolge la danza, un nastro chiude le punte la grazia, il mistero che dura ti entra negli occhi una vertigine sacra che sbatte alle tempie insegna umiltà s'innalza,si allarga si espande protende di metri il suo fianco nessuna afrodite a sbucare a colmare l'impronta di cosa l'è stato portato via solo un lungo respiro, s'abbassa, indiviso, un fiato idomabile dilata il nero del cielo, tutto s'ingoia. L'orecchio è scattato di colpo...nostoi ....La vita allora era atillata da un solo fianco la mussola, nel collo un solo foro il cuore prese a balbettare sgravò tra le gambe ninive, come preghiere le faceva passare attraverso ciambelle di pane otto gocce di miele, a sognare: "pellegrina" la donna accorcia stoffa alla vita più scopre più rivela innocenza, seni primitivi di latte traverso la grata di rete a protezione, a rifugio; sotto i veli bianchissime bende di lino ebraico, insospettabili annunciano ulteriore bianchezza, senza bisogno di fare domande le morbide curve del ventre scolpiscono nella cautela la cura. Il liscio che a tratti spiazzava ancor fa sottili le palpebre d'amore il colore che brilla Un anno-cantava- 0vunque proteggi io voglio restare Lo scalpiccio di zoccoli fu come un sestante al risveglio che sa dove ti trovi nel caos Ventisei respiri al minuto l'll tempo a servire l'onda di un passo che gira le viti a tornare. |
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