Nello stadio di un respiro qualcosa agiva come un sigillo orbita di quelle gambe così lunghe fatte minuscole, a tentoni lo stupore nel viso di ieri nato fuori dal finestrino oggi era come svanito Avrei fatto girare l'll mondo in un dito delle tue mani dure mentre negli occhi prendevi solo il colore di un battito d'ali della tua sposa dal cielo -la tua fine del mondo- padre.
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Amina Narimi
- 21/12/2012 23:39:00
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Oh Luc,quelle mani sono contratte in miseria di sogni,dentro occhi che implorano l’impossibile..è lieve quel filo alle dita..e Lui si fa sempre più leggero,a seguirlo...più che posso non lo lascerò andare via. Grazie amicomio
Grazie Cristiana e grazie Stefania per la lettura,per l’apprezzamento vostro prezioso
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Stefania Stravato
- 21/12/2012 20:18:00
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difficile lasciarti una traccia significativa del mio personale coinvolgimento nella tua scrittura. Ammiratissima.
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Cristiana Fischer
- 21/12/2012 11:43:00
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che dire di più di quanto ha scritto Luc? hai toccato con leggerezza un buco del mondo
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Luc Laudja
- 21/12/2012 01:26:00
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Si amavano. Per la luce soffrivano, azzurre labbra nell’alba, labbra affioranti dalla dura notte, labbra spaccate, sangue, dove sangue? Si amavano in alcova naviglio, metà notte, metà luce.
Si amavano come amano i fiori le spine profonde, la gemma tutta amore del giallo nuovo, ... allorché i volti volgono malinconicamente giralune che brillano al tocco di quel bacio. [...] Si amavano d’amore nell’alba, tra le solide e chiuse pietre della notte, dure come i corpi gelati dalle ore, come i baci da dente a dente, soltanto. [...] Amando. Essi si amavano come la luna lucida, come quel pieno mare che s’imprime sul volto, tenera eclisse d’acqua, bruna guancia per dove vanno e vengono pesci rossi senza musica.
Giorno, notte, ponenti, aurore, spazi, onde recenti, antiche, fuggitive, perpetue, mare o terra, naviglio, letto, piuma, cristallo, vegetale, metallo, musica, labbro e silenzio, mondo, quiete e sua forma. Si amavano, sappiatelo.
[Vincente Aleixandre]
Credo che esista un mondo solo nostro contenuto e di continuo rigenerato trattenuto e alla fine salvato nei respiri condivisi con le persone che abbiamo amato. Insostituibile quell’ossigeno di profondità, di altezze siderali, di purezza di_amante, che si arriva a credere che possa, quel mondo, morire. E con esso, noi, se l’amata vola ove le nostre gambe non possono correre. Nè sedersi per piangere.
Ma quel battito d’ali è il filo rimasto legato alle dita, che tira, è la campana di un Tempio mai andato in rovina, è della sposa l’invito alla danza, è l’abito a festa dello stupore.
Tu, che quelle mani ancora scaldi con il panno umile e robusto della presenza, che sei di padre orgogliosa essenza, specchia i colori del cielo sul palmo aperto che porgi, chè non svanisca quella luce di madre che ancora abbaglia dello sposo lo sguardo, fallo girare, il Principio del mondo.
Si amano!
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