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al testo di Amina Narimi
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Si raccoglie nel suo nome trasparente E tace Quasi non avesse forze più Piegato nella pelle -In quel tacere Di sé stessa- Non si rivela. Dalla sua fronte l’acqua Intanto cola sulla ferita immedicabile Lasciata nuda per la notte a un’altra fede - Somma di ciò che termina come una preghiera- A dipingere le cose di continue guarigioni Si rapprende la voglia di uscirti dalla carne Ogni parte. Ogni istante si fa strada nel “vedere” Come albeggia Lei s’inchina alla sua benedizione, Nell’eccesso doloroso, per quanto a lungo Stende le sue mani, si commuove Abbandonata nel “guardare” puro.
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