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La spinta che diffonde quando �� ora

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Ritmi fratture segni e torni indietro

al confine di dicembre col Rosario

imparata dal seme lentamente

tranne il Mistero della messe 

che muore per dar vita. È tutto qui

la nostra fragilitá come dimora

nel farsi  preghiera muove l'aria

nella debolezza cova un fuoco

un gris-gris per la buonasorte

dal goccio di saliva trattenuto

quando afferravi Qui

                             ciascuna rosa

 

Così trasformiamo queste cose

con gli occhi aperti di animali, volti

nelle loro pupille calde come bimbi

nelle lacrime rese di contemplazione

consegnate  una a una  nel lavacro

per i semi ancora verdi sopra l'll  cuore

e dentro le ossa Implori di tornare

dove hai nascosto Rilke tra le crepe

nella casa abbandonata come tempio

tra gli alberi da frutto e il loro peso

" Puoi ancora piangere.. -Ti chiedo-

ripetere le stesse cose ?"

 

Sino a rendere pesanti gli occhi 
                                 come frutti

ho bisogno di te giorno per giorno_

_tutti ugualmente lontani da quel Dio-

di ora le tue mani bianche 

sono la pianta e l'Angelo soltanto

la rugiada che non conosco. Aiutami

come in sogno alla sorgente antica

dov'è l'Amore che matura gli occhi-

alla legge del giorno di coraggio

la passione della Notte di Novalis

prima di addormentarmi 

nel Libro delle Immagini, anche Tu

sei maternità 

tra l'intimo dell'acqua e il secchio

la coppa che raccoglie la sua origine

nel medesimo silenzio che ci unisce

al Parto.  io sento la tua sorte

dal nulla che ci attornia

la spinta che diffonde quando è Ora 

le terre emerse

 

 

 

 

 

 

 

 

 Nando - 06/11/2013 22:39:00 [ leggi altri commenti di Nando » ]

Entro in punta di piedi, come si vuole per un luogo alto, dove si è quasi degli intrusi, direi addirittura "stonati", poiché tra di Voi, poetesse d rilievo, come non potrei non sentirmi un non-poeta per eccellenza? Ma la citazione di Franca, che ringrazio sempre per la sua magistrale premura, per il dono del suo talento che condivide pubblicandone i frutti, per questa sua sapienza raggiunta come la vetta alta di una vita vissuta seguendo valori e sogni, mai incompatibili tra di loro, per il suo essere Poetessa affermata che non distoglie lo sguardo dai più piccoli, ma li segue come una maestra i propri alunni, mi “obbliga” ad un commento aggiuntivo (non dimentico Loredana, altra poetessa di spessore, con la sua ricerca “ostinata” della nostra umanizzazione, che passa anche a traverso la poesia).
Mi sento effettivamente un interprete privilegiato della poesia di Amina, ma non per competenze che non ho, ma per quell’ammirazione che nasce in me più per intuizione che per piena consapevolezza; dico ciò, perché non c’è, come con squisita modestia ha scritto Amina, alcuna benevolenza da parte mia, ma la convinzione di stare di fronte ad un notevole talento, ad una poesia di alte dimensioni, con una propria specificità; convinzione sorta spontaneamente ma che trovo confermata da più autorevoli commenti presenti sul web e dal grande seguito che ogni pubblicazione di Amina porta con sé (per curiosità basterebbe guardare come a pochi minuti di distanza dalla pubblicazione, sono quantitativamente rilevanti le aperture, penso sia la più letta tra gli autori del sito). Riuscirei anche ad argomentare rudimentalmente le tesi che giustificano questo mio pensiero, ma non serve; senz’altro Amina ha e avrà ancora di più in futuro, critici affermati, di spessore e competenza specifica (come già la nostra Franca) che sapranno spiegare di più e meglio le chiavi interpretative meglio idonee a comprenderne la ricchezza estetica e contenutistica e ad offrirla ai lettori.

Chiedo scusa ad Amina, MiaInsuperabilePoetessa, per aver "invaso" il suo spazio, a Franca e a Loredana per essermi intromesso; ma con tutte Voi, con stima.

p.s. Mi scuso per eventuali errori di sintassi o di altra natura grammaticale

 amina narimi - 06/11/2013 20:06:00 [ leggi altri commenti di amina narimi » ]

Arrossisco terribilmente qui in mezzo a Voi per il tempo che mi avete dedicato
Rispondendo a Loredana mi viene d’istinto esclamare che non possiedo, ahimè, nessuna “tecnica” circa la scrittura, e che forse tra il flusso di coscienza il delirio controllato le associazioni in-controllate e lo stato di continua meditazione -che sfilza d’ipotesi e di stati!:)- mi porrei tra sonno e veglia, in una sorta di consapevole sonnambulismo tra Claudia e Amina
Nel flusso di memoria della prima, come dice Franca, sono i segni le fratture il tornare indietro con la mente nel lutto mentre siamo ai confini di dicembre- e del Natale- verso la sua elaborazione;
due donne insieme tengono in mano i semi di questo percorso di dolore l’una, nella sua fragilità come dimora, muovendo l’aria recita una preghiera, dove l’altra ne alimenta il fuoco,
ancora e insieme si ritrovano con il goccio di saliva trattenuto nella sete delle rose…
Credo stiano dialogando insieme, in fondo ri.guardando
: è Amina a domandarle di ritornare alla casa del boscovecchio dove ha nascosto la poesia ( della Montagna di Mosè) di Rilke..Le chiede se ancora potrà piangere, leggendola..
Claudia, con gli occhi chiari, risponde commossa di avere bisogno ogni giorno di quella parte di Lei- di amina- …e come in sogno le chiede di venire in aiuto con le stesse visioni, con il coraggio della notte di Novalis,
Amina le ricorda di essere maternità continua crescita e metamorfosi ma sempre unite in quella coppa d’acqua che raccoglie le loro origini … ancora insieme deve avvenire quella spinta

Vi ringrazio commossa per l’attenzione grazie Franca e Loredana e grazie FerdiNando che, come un miofratello, concede , per bontà, le s_concordanze, le carenze di puntini e l’ll

 Franca Alaimo - 06/11/2013 16:04:00 [ leggi altri commenti di Franca Alaimo » ]

Senza dubbio la poesia di Amina è enigmatica per due motivi, credo: in quanto recupera frammenti di passato (che colloca sulla scena dei versi) avulsi dal tempo e dallo spazio reali, fiottati da un incessante flusso della memoria. Sempre domina la figura della madre, evocata anche attraverso simboli che alludono al parto ed alla morte.
Alla figura materna si intreccia quella della Poesia, grembo partoriente anch’essa: Amina in questa poesia parla di Rilke e di Novalis e di quest’ultimo ricorda i Notturni perché, come si comprende da qualche riferimento, l’ora in cui ella sta scrivendo è quella che precede il sonno. Dunque un giorno che muore, la madre morta, il sonno e il sogno frequente di lei; il sogno della Poesia che consola e che produce ancora semi per il futuro. Credo, però, che qualche errore di concordanza, il vezzo dell’uso di i’ll e qualche segno d’interpunzione mancante alimentino qualche dubbio interpretativo. Credo di stare in mezzo fra le domande di Loredana e la lettura di Nando, che è un interprete privilegiato della poesia di Amina.

 Nando - 05/11/2013 22:47:00 [ leggi altri commenti di Nando » ]

Se posso riprendere il commento di Loredana, non mi sembra, a mio modesto parere e parere di un incompetente, affatto che la poesia di Amina sia il frutto di un’assenza seppure parziale di controllo anzi, penso che in lei sia rigidissimo l’esercizio di governo dei materiali poetici, un procedere modellando i versi secondo l’idea che origina il testo; una padronanza del discorso che non lasia spazio all’improvvisazione o all’inconscio. Se l’effetto però, e qui Loredana può averne colto i segni, a volte sembra porsi oltre i confini del perimetro immediatamente leggibile secondo i canoni convenzionali della ragione logico-sequenziale, anche questo è atto creativo consapevolmente scelto e corrispondente alla poetica propria dell’Autrice e dalla stessa assunta come visione e stile.

 Loredana Savelli - 05/11/2013 18:44:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

Sento la profondità delle sensazioni, dalla terra allo spirituale. Ma ciò che più mi interroga è la "tecnica" della tua scrittura: flusso di coscienza, delirio controllato, associazioni in-controllate, in uno stato di meditazione continua (?).

Ciao!!

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