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al testo di Amina Narimi
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Non ci sono tutti i pezzi, mancano persone incontrate nella vita dentro una pena grande o fili luccicanti di una gioia bianca in ogni poro nelle strettoie del buio. non indietreggio sotto la mia mano, mi apparto e disegno figure d'angeli, e l’angelo che avevo in mente più di tutti
assorta nell'acqua, all’ombra di una storia accesa come una candela per quelli che non hanno occhi, per i fiori, anche per me, salto da tutto l'invisibile- come fa un bambino lanciando il gioco per avere la misura di gravità- del canto, del rumore in una strada bianca, a velo, sul Sile.
Durante una piena dolente di dolcezza viene avanti piano il bene lo annuncia l'aria, anche quando non ci sei, col suo atto d'attesa, e l'anima sussurra di luce, immensa luce-
togliendo i chiodi uno alla volta, morbidi, dagli occhi chiari, fino alle radici rimaste con me -riparata dalla punta scura risaliva la notte, e tornava propagando le movenze dei capelli e un cerchio, fiorito sulla bocca.
il resto intorno nudo, come la bontà, insorgendo lentamente, senza aggiungere nulla, scopriva il capo di gratitudine, con la bellezza tra le braccia del sesamo, a rubare la morte- nel cristallo dell’amore infinito, sul suolo più puro -che non esiste. Oggi era il tuo nome composto col sudore splendente nella fatica, raccolto da terra, brillavi come una lucciola, sulla conchiglia del fiume senza inizio, e senza fine altre vibravano dipinte sull’erba- le tracce, se le adoro in quella loro luce scarlatta, se guardo per bene non hanno limiti, possono solo danzare, a sigillo del tempo, che manchi
mi pare un luogo che conosco, appreso in sogno, alimento d'amore, e forse, quando vuole pregare, lo fa col disegno degli angeli, con questo colore e più dentro, se mette il seme di un cuore mancante, altre lingue nel rigo, altri segnali, è per dirci che c'è altra luce, per l'alleanza del respiro e la forza misteriosa che lo rende, quando è ora.
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