LaRecherche.it
Scrivi un commento
al testo di Amina Narimi
|
||||||||||
Non credere sia mortale l'eternità di cose remote-
Non c'è punto che non veda del suo sguardo, tutto respira tutto ringrazia.
Eppure viene solo da una tenda di perline mosse per il vento lo scintillio degli occhi, come di un animale quando si avvicina al buio, restituendo doglie. Resta e splende, nel mezzo, come una donna illuminata
tra il sogno e la sua comprensione - non scintillerebbe sulla pelle fino a esplodere, mettendo pace.
È invisibile il senso di una luce viva che continua al buio il coraggio nella mano poco fa ancora vuota.
La terribile bellezza che si compie occupa spazio e si muove nel tempo, tra quello stordimento che prende chi non sa, nel luogo in cui è giunto, cosa rispondere, pronto a dire: con tutta la vita, con solo la vita testimonio il cuore di un canto, che quasi cade per troppa impazienza di vedere con gli occhi di Dio i nomi per lei, in cui tutto trasforma e mantiene.
Come tornare all'eterna fontana, ricomincia così la poesia, in quel lento riandare di versi, ascoltando il suo corpo invisibile, come strumento in preghiera- che piange che danza che ama che ride, e si offre, cercando il respiro mai interrotto coi morti. Lungo la madre dei fiumi, tormentata da dighe, così
quando il vento la muove, oltre la luce più bassa, risplende il suo sguardo altre vite ad accogliere orme, e lei, che si apre, in ogni più piccola voce. |
|