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Amina con Aman, e poi narimi

Tra l’ombra e lo stupore, in armonia,

 

non fai altro che nascere ogni giorno

svolgendo e dilatando la mia vita,

come dopo ogni distruzione.

Nell’interezza mi consegno,  arresa

al dolore ben più grande del mio corpo-

 

mentre penetri nel cuore senza canti.

 Ti scrivo con la cenere negli occhi,

attraverso vi corre quel bambino-

senza sapere che non esce, vivo

 se per sempre metto insieme i nostri nomi-

amina con aman e poi narimi-

 

viene piena di profumo una famiglia

mentre ci abbassiamo con la sera

le palpebre che entrano nei sogni,

bisbigliando "siamo salvi, al posto giusto,

e mondi  ancora  insieme. Siamo casa.

tra il  respiro più pulito che conosco

 

del bene che precede la bontà

nell’ordine che fa cresce le rose,

preserverò i tuoi fiori. In ogni passo

è natura sempre nostra figlia-

il suo andare col sorriso verso il centro,

dall’angolo del viso, con le mani.

                             

 

Ed ora pianta le tue labbra tra le mie

 tra le mie ginocchia coronate.

Con la cenere negli occhi, ti ripeto 

"attraverso vi corre quel  bambino",

senza sapere che non esce. Vivo

se per sempre metto insieme i nostri nomi

amina con aman, e poi narimi.

 

 Loredana Savelli - 04/05/2016 15:37:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

Fluida e pervasiva come molte tue poesie, questa la trovo ancora più levigata.

Ciao!!

 Gil - 03/05/2016 18:15:00 [ leggi altri commenti di Gil » ]

Non nega la Poetessa il contrasto duale della morte (l’ombra) con la vita (lo stupore), ma lo risolve nella trascendenza dello sguardo poetico proprio della sua squisitezza d’anima (di Amina) in quell’armonia (qui meriterebbe l’apertura di un capito a sé stante, un capitolo mistico, però perché pregna di mistica è la poetica della nostra Narimi), dono che in Lei si eleva a visioni profetiche: si rinasce ogni volta, si rinasce dopo ogni distruzione, l’alternanza del giorno e della notte, la loro ciclicità, ne è segno naturale, icona di un oltre intimo della terrestrità, nella terrestrità; e umile lei ci confessa, lì vi vede il dolore del “figlio dell’Uomo” che è più grande del suo corpo stesso eppure lo attraversa, quasi la eleggesse a madre. Ma l’Amore non rimane fermo immagine in una forma, sublima l’eros con le ali di un angelo, trasvolandolo alle altezza spirituali dove dimora ogni autentico “Noi”, paradigma statutario famigliare non per convenzione ma per la relazione cui tende per vocazione d’amore.
Non conosce mai alcuna sfumatura men meno che pura, e allora ritrovi la cenere, imprinting evocativo di una mortificazione di un gusto che non sia partorito alla cristallina sete di tersitudine.
Fermandomi con devozione per non dire oltre una parola che è impossibile alla mia ”piccolezza”, aggiungo soltanto che tutta LS bellezza poetica di Anima, si trova proprio nel cuore relazionale dell creature: per lei non esisterà nell’Amore che un “noi”, di cui lei sempre sarà madre e pronta al sacrificio per quel “figlio”; ma in quel rapporto materno-filiale lei v’include ogni amore, appunto perché generativa somiglianza ad ogni maternità dell’Amore.
Infine, credo che tra le poesie di Anima, questa sia il suo capolavoro a tutti’oggi.
SempreMiaInsueprabilePoetessa

 Franca Alaimo - 03/05/2016 15:48:00 [ leggi altri commenti di Franca Alaimo » ]

Evocare i nomi dei vivi e dei morti può ancora ricostruire la sacralità di una famiglia. L’io e il tu diventano, infatti, noi, anche se apparentemente tra l’uno e l’altro si è aperta una distanza.
Spesso - sembra dire Narimi - lo spino vivo del dolore è quello che fa sentire ancora tutto il passato come presente: per questo motivo quel bambino che "non esce" attraversa tutto il suo corpo e lo riempie di amore. Infatti, questa di "Amina Aman Narimi" è una tra le più belle poesie d’amore che abbia mai letto.

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