ci laviamo la faccia nel nostro catino,
quel poco d’acqua che resta va insieme,
versata dal ponte, al suo fiume,
perché possa raggiungere il fondo
della cascata, intera,
trova quiete nel cadere. Così
fra le tue dita già bagnate d’inchiostro,
ha vissuto ogni poesia, prima degli occhi,
per uscire dal suo mantello
naturalmente, come una pianta
quando buca la terra, e il suo fiore,
che vediamo cadere soltanto
quando il vento è finito-
o l’uccella siberiana,
prima che smetta di piovere,
perché ha il canto dei fiocchi sotto la neve,
di qualcosa di nuovo che cresce
fra loro.

Immagine Daria Petrilli