Sei tu la corona alle ginocchia un'ala, nell'ala, che chiude il nido. Sei i bambini che mi scortano al mare le impronte, lo zefiro, dei cinque uccelli la casa vuota e la sua lampada l'inverno che cura la mia montagna il villaggio vicino, con gli anelli di fumo sei l'eremita e chi torna al mercato. Sei la fatica di passare la ciotola sotto la neve, sei tutte le fiabe
dentro il coraggio di una rayuela sei l'abse, la piena, la primavera trascorsa con chi non distingue la pioggia dal fiume un pesce dall'acqua, se vola nel cielo. Sei chi magenta il viso alla sposa tu sei il qi dell'ultimo verso il benedetto ringraziamento.
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Luca Gamberini
- 21/02/2018 20:48:00
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Sei sempre Amina, la versione dolce di un tramonto.
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Ferdinando Giordano
- 21/02/2018 15:52:00
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Ti trovo rotonda, cerchiata da un ritmo colloquiale e fidato. Ti trovo epica e vissuta, per il canto e il mormorio, con la matassa e il fuso, nel miglio e nel nido, quel che appare all’intruso un nitido rossore. Molti di noi, probabilmente, vengono al seguito, ma solo qualcuno di continuo, perché senza ombra. La Poesia, quando c’è, quando si trova, mostra queste intercessioni. Grazie.
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