Venivano su le prime azzeruole e tu, tu arrivasti alla stazione. Credevano fossi morto, Tonino. La vita smette di morire se ricordi il sapore dei frutti dimenticati, del melo che sa di limone, l’odore del rosmarino, della cotogna, del sorbo, la buccia vellutata di una susina. Non dimentico, quando perdesti gli occhiali, i più antichi ghiacciai nel mare degli occhi. Nessuno è distante- se scrivi- ovunque protegge qualcuno le case svuotate, i boschi,le piazze, se qui tutto è minuscolo a un grammo dagli occhi trafitti.
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Franca Colozzo
- 28/01/2019 19:34:00
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Bella e malinconica è questa tua poesia in cui, accanto all’improvviso arrivo di una persona cara che sembrava fosse morta, si avverte il profumo dei frutti di stagione e degli antichi sapori di una volta, custoditi nella tua memoria legata alla madre Terra. La lontananza, che sembra emergere dalla tua poesia come distacco, non è mai però così dolorosa se si riesce a comunicare. La parola scritta che ieri colmava le distanze, oggi è sostituita da cellulari e social. Questi ultimi abbreviano alla velocità della luce le distanze, ma non hanno il romanticismo di una lettera scritta a mano. Un caro saluto, Amina. Buona notte.
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