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al testo di Amina Narimi
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Tenemmo fermo il petto alle ginocchia, per scambiare l'appena immaginabile che prepara la prima glossolalia, ricostruendo immagini per gradi per luogo di ferite e di servizio, nel viaggio più notturno. Nella gola mutammo il nostro carcere in un germe, in un agnello liquido e fecondo, ricettacolo, infine, benedetto nostro compassionevole gemello. Per pudore, con un fremito, tacemmo che nel verde del sinoplo vive il rosso dell'uccella nascosta dentro il seme. ( Se ci passi sopra gli occhichiari puoi sentire ancora le incisioni della selce, trasmesse dal respiro, sulla roccia amante dei licheni.) Fu allora che spruzzammo, _____________ con la bocca come piccoli strumenti per il fiato che s’accordano l’un l’altro da principio al suono antecedente l’avverbiale. |
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