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al testo di Andrea R
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Affranto giaciglio immerso tra aguzze onde del mare, ove un cuore, disteso tra i fili sottili del tempo, erge il suo capo sin sopra le stelle bambine levandosi dal riflesso cupo di un fuoco sacro, dallo sguardo di un fosco passato, dai morsi tetri di un angelo che il nudo suolo ha di regno.
Silente e sfibrato dal tocco di giorni di tenebra e pioggia, senza commiato, senza occhi di gaudio, né alcun respiro ove trovare il denso profumo dei fiori di prato, il mio rimpianto si avvolge stretto, stretto tra le fluide coltri di una nebbia che muta rincorre i lenti passi di un cieco perdono. |
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