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al testo di Angelo NGE Colella
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Il tuo occhio caldo come un nido profuma d’acqua come l’altro, che è uguale. Per il tuo compleanno ti ho chiesto civettuolo quanti errori avevi compiuto e tu hai riso come chi va in biblioteca. La strada dal cancello al tuo citofono è stata bella, apparecchiata di lampioni come una tovaglia e tutte attorno le sedie mansuete curiosavano brucando. Nuvole di pioggia, non ne venivano perché forse erano rimaste a secco per la gioia del tuo vaso di ombrellini rotti, tali e quali a ciclamini. Però invece non ti ho detto di quando ho scarabocchiato fino a fare un’ombra vera e per questo ho vinto un premio prestigioso che non ho ancora ritirato di persona perché non riesco ad indossare una cravatta senza mettermi a suonarla come una trombetta. Così fischiavo anche dentro gli uccellini. Non l’ho detto perché avevi già chiuso le orecchie a chiave, allungando il passo come l’alfabeto con le lettere straniere, e io ero come Romeo e Giulietta morta. È già da un po’ che sto seduto sulla finestra a dondolo, mi piacerebbe appoggiarmi la testa su una spalla per dormire. |
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