L'amore non c'è più resta l'affetto hai simulato bene e lo ricordo ma inutilmente un nuovo amore aspetto perché quel che m'hai dato non lo scordo. Forse mi son nutrito, oggi l'ammetto, di quel falso tuo amore folle e ingordo e m'hai fatto volar come un bimbetto in quel tuo mondo arido e balordo. Era soltanto un sogno e lo capivo e generava sempre sofferenza poi da solo restavo ed ammattivo con te ce n'è voluta di pazienza l'amor sempre vinceva che nutrivo ma poi hai spezzato in me ogni resistenza il cuore a tante pene non ha retto i sogni hai tu distrutto e ogni diletto. Ma io di sogni vivo e non demordo perché di quell'amor son sempre ingordo. Salvatore Armando Santoro (Boccheggiano 4.12.2017 – 9,43) - sonetto ritornellato
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Arcangelo Galante
- 24/12/2017 13:20:00
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Quando l’affetto è sincero, emana una luccicante attrazione, nelle anime sensibilmente affini, le quali, sanno distinguere la verità di tale sentimento dalla falsità di un’intenzione poco pulita. L’autore, in modo amorevole e lampante, invita il lettore a non temere le manifestazioni più nobili, provenienti dal cuore, senza indugiare, nel proseguire sul percorso di affettive esternazioni. Ovviamente, non sempre è facile andare avanti, sapendo il tempo perduto, che giammai inutile è stato, quando i sentimenti donano pace alla mente che ritroverà il senso del viaggio, interrotto dalla scoperta dello spiacevole frangente, al fine di fare l’unica cosa che meglio si riesce: amare. Bravissimo! In sintonia col messaggio tuo, cordialmente ti saluto, sensibilissimo Salvatore.
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