 Nella foto del 2010 il Vereto di Patù Non so quando raggiungerò lo Stige, anch'io son certo che un dì ci arriverò, dopo mi toccherà tutto accettare anche se ho detto che né croce o tomba vorrei d'intorno ma soltanto mare, e che vorrei restare al sole e al vento nella terra paterna del Salento. Ho detto che vorrei esser cremato le mie ceneri sparse dove vissi un pugno nel paese della Piana dove la guerra ci regalò miseria, un pugno nello specchio dello stretto proprio là in punta allo stivale, dove osò Ulisse sfidare le Sirene, un altro pugno là dove il Sì suona, un altro nella Valle della Dora, una manciata dove Enea sbarcò da spargere tra Leuca ed i Piani così che il pasto ai vermi toglierò. Tutto chiaro sarà quando dal cielo il sole il giorno mi cancellerà la verità neppure chi s'è spento giammai conoscerà. Solo illusione ai vivi porterà la morte e il vento e non saprò se un dì sarò tornato tra i Calabri o tra i Greci del Salento. Salvatore Armando Santoro
(Donnas 17.7.2017 – 14,13)
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Salvatore Armando Santoro
- 01/06/2018 20:06:00
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A GIULIA BELLUCCI - Grazie per aver socializzato le tue emozioni. Le tue ultime considerazioni sono poesia vera e mi hanno anche commosso!
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Giulia Bellucci
- 01/06/2018 19:04:00
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Meravigliosa, Salvatore, questa tua. Mi ha fatto pensare alle poesie dei grandi autori del passato. Ho pensato al Foscolo, ma non solo. Il verso predominante in tutta la composizione è l’endecasillabo, ma non è questa la cosa che più mi ha colpito. Mi colpisce questo tuo ripercorrere le tappe d’una vita, la tua, attraverso i luoghi che già furono calpestati dai passi di grandi miti: Ulisse, Enea. Molto romantica questa idea di far spargere le ceneri in tutti questi posti che hanno segnato la tua vita e che ti hanno perciò arricchito di emozioni, cresciuto, amato e che tu, evidentemente hai amato e che sono nella tua anima di grande poeta. Un caro saluto.
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