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al testo di Teresa Cassani
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ANIMATA
Avrebbe voluto scrivergli. Però, se lo avesse fatto, si sarebbe ritrovata in quello stato che subentra all’esecuzione di una prova in cui si sono profuse tutte le energie: il vuoto dopo il picco delle sensazioni. Perciò preferiva tenersi la piena dei sentimenti e delle emozioni perché rilasciassero goccia a goccia il loro effetto. Le aveva fatto piacere ritrovare la corrispondenza con l’amica tanto più che nella narrazione a ritroso, nella rievocazione degli anni della giovinezza, le era sembrato di cogliere qualche elemento che la riconduceva a lui. Avrebbe potuto essere uno di quegli studenti che incontravano in Accademia e che attraversavano il loro cammino secondo chissà quale casualità. Le aveva sempre dato l’idea del perenne studente, richiamando alla memoria quella fase della vita in fieri piena di promesse e permanente nel ricordo. Lui, con le sue cartelle sotto braccio, l’aria un po’ persa e attenta al tempo stesso, i percorsi da preparare. Adesso lo intrigava l’iniziativa di presentare il museo della Scala agli universitari. Le carte per il gioco d’azzardo e gli altri cimeli, la collezione francese dei Visconti di Modrone erano oggetti che lo emozionavano più dei quadri della famiglia Verdi e del forte piano . Lei temeva che l’esposizione delle informazioni davanti ai microfoni potesse risentire della situazione formale. Lui non se ne curava. Sapeva adattare le parole a tutte le platee. I riferimenti ai costumi dell’epoca, al contesto storico, all’intreccio degli eventi gli sarebbero riusciti naturali come la voce accuratamente modulata. La solitudine di lei, amplificata dall’atmosfera dell’archivio in cui trascorreva i giorni, era animata dalla proiezione di un’idea, dalla rievocazione di un ricordo, dall’insistenza di un sogno. |
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