LaRecherche.it
Scrivi un commento
al testo di Bianca Mannu
|
|||
Affiochite o semispente le luci della città interiore - prendi un cammino ignoto che sgrana frane di fuliggine. Di vele e remi il moto è messo ai ceppi forse da un Dio che non ti ama forse dal Caso che non si dichiara. Eppure l’asperità caparbia del respiro eccita tuoi obsoleti lembi a remare verso il Capolinea detestato. È questa l’umanità del Fato: vedere l’invisibile – ignorare il prevedibile e poi – forse - volere l’irrefutabile. Misterioso nel tempo e nella prassi fu impresso a caldo il Fato con cadenza irreversibile sul rigoglio di appetiti inoculati – ancora un poco vivi – adesso rastremati – che paghi a boccate d’aria stanca.
Era l’alba appena quando ti raggiunse come rivelazione la Novella. Il tempo fiammante di sorprese e giochi era tuo - senza frontiere - a verde aiola: senza patemi potevi vagheggiare la tua assenza priva di spavento – come bigiare una giornata a scuola. Rassicurata: avresti avuto ali - se morta - e ogni bene mondano avresti beatamente sorvolato – così come - mentendo - la nonna ti persuadeva che volando da lassù avrebbe seguito ogni tua gioia ogni tuo verde spasso su ogni prato ogni tuo dubbio sul mondo di quaggiù.
L’ingordigia e la deità di Crono chiudono in mito l’angoscia della specie. Ma tuo è il tempo faticoso della coda: non resta che andare rimanendo - a soffi e sbuffi - in folle il cardias – smaniosa in fondo a un letto - divisa in ansie contrapposte: se affrettarti alla Stazione ovvia o fingere di scucire al Fato esoso una o più soste speranzose … Come se il semplice Poi potesse con le spine dare rose. Come se quel Poi potesse aprire il chiuso pugno per donarti d’un colpo - ora! – quel bene senza nome - quello non confessato – che al Poi segretamente hai riservato - come saldo di conto – per altro scampo dalla finale sorte. Inutilmente!- come sapevi e sai. |
|