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Una postmodernità misologa

Guido Brunetti

Una postmodernità misologa

 
L' analisi della nostra condizione umana mostra quanto le neuroscienze hanno dimostrato in questi ultimi anni. Il cervello umano è una combinazione di bene e male, altruismo ed egoismo, eros e thanatos, bontà e malvagità, miseria e nobiltà.
 
La postmodernità è caratterizzata da anomia, dalla mancanza  di norme, valori, principi, certezze, ideologie. Emerge una società "liquida" (Bauman) e "schiumosa" (Sloterdijk), attraversata da consumismo, insicurezza, vulnerabilità. Una vita "liquida", discontinua, frammentata, attraversata da una profonda angoscia esistenziale.
 
L'essere umano si scopre sempre più solo nelle incertezze del vivere, tormentato, come sostiene Leopardi, da una "infelicità nativa". Un individuo infelice. Un io scisso. Una società chiusa al logos, alla metafisica e alla ragione. Una società che già Platone chiamava misologa. Avversione contro tutto ciò che è pensiero, conoscenza. Cresce il culto dell'ignoranza e dell'incompetenza.
 
Il mantra è: "la mia ignoranza vale quanto la tua conoscenza". Il nuovo nemico, per Bruckner, è il sapere. Questa incapacità di comprendere e apprezzare la cultura e il pensiero critico è stata definita oicofobia e antropofobia: odio per la cultura e la conoscenza (Finkielkrant).
E' un sistema che "deumanizza" (Socrate) e che distrugge il nostro io interiore. E' l'eclissi dell'uomo. All' homo religiosus è subentrato l' homo technologicus, oeconomicus.  Sono scomparsi Dio e l'anima, la dimensione del sacro e del trascendente.
 
Tutto viene "liquefatto": logos, pensiero critico e autonomo, certezze, categorie, sistemi sociali e filosofici. Il nostro è il tempo di "carenze" (Heidegger) abitato dall'assenza di pensiero, fatto che renderà sempre più difficoltosa l'evoluzione umana (Horkheimer). A  partire dall'infanzia: un soggetto educato al ruolo di "apprendista consumatore" (Packard), tutt'uno con il computer e la tecnologia per poterne eseguire "gli ordini" in maniera "meccanica e irriflessa" (Boeter).
 
Per le sue modalità ossessive e compulsive, la rete sta modificando tutti gli aspetti della nostra personalità, l'intera struttura psichica. Ci mette tutti in comunicazione nel momento stesso in cui ci isola l'uno dall'altro, riducendoci a "monadi comunicanti".
 
L'uomo per questa via subisce una regressione, una mutazione antropologica poiché sta consegnando la propria esistenza a "divinità terrene, immanenti". Si viene così realizzando un sistema di "mercificazione" dell'essere umano. Un soggetto che acquista valore soltanto in quanto genera "profitto", l'unico mezzo valoriale e di pensiero. E' la nuova religione dell'illuminismo tecnologico.
 
E' un sistema che "de-umanizza". E' l'eclissi dell'uomo. Che presenta- lo ribadiamo- un io scisso. Questa condizione lo pone in uno stato di ipnosi, narcosi e ottundimento. In molti soggetti si creano una identità alienante (Lacan), un io patologico, un ego distorto, un logos in sofferenza (Turkle), un' assenza di empatia (Gardner), senso di colpa (Freud), un io falso, schizoide (Laing). Figli di un dio minore, individui isolati, fragili, etero diretti, rancorosi, violenti. Siamo passati dall'uomo a "una dimensione" (Marcuse) all'uomo senza dimensione, all'uomo che "non pensa" (Heidegger).
A favorire questo processo hanno contribuito parecchie concezioni filosofiche e culturali, come, ad esempio, il "posmodernismo", che ha determinato la fine delle ideologie, il ridimensionamento dell'uomo e della sua facoltà di pensiero, i processi di irrazionalismo, di omologazione e massificazione, il rifiuto di Dio, logos, religione, filosofia, verità consolidate e l'affermazione del nichilismo e del "pensiero debole".
 
Di qui, il post-pensiero, la post-verità, la post-conoscenza.
 
In realtà, è il pensiero- il logos- a definire la nostra specificità, la nostra identità più profonda. Pensare ed essere- diceva il filosofo Parmenide- sono la stessa cosa. Il pensiero è in fatti comune a "tutti" (Eraclito). Posso benissimo- scrive Pascal- concepire l'uomo "senza mani nè piedi né testa. Ma non posso concepire l'uomo senza pensiero:  sarebbe una pietra o un bruto". Sono- chiarisce Cartesio-"una cosa pensante" (res cogitans), un "Io pensante" (Hegel). un essere che riflette, dubita, afferma, nega, sente, immagina.
 
 

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