LaRecherche.it

« indietro :: torna al testo senza commentare

Scrivi un commento al testo di Fabrizio Bregoli
Versi Pelle

 

“Versi Pelle” è la prima raccolta poetica edita del giovane autore Luigi Scala, classe 1984. Come testimoniato dalla prefazione di Tomaso Kemeny e ribadito nella postfazione di Chicca Morone, Scala fa riferimento al movimento poetico del mitomodernismo fondato dallo stesso Kemeny, insieme a Giuseppe Conte e Stefano Zecchi, nel 1994, anno del manifesto che rivendica il diritto di cittadinanza, nella contemporaneità, alla Bellezza come strumento necessario a una rinascita etica, all’insegna del ruolo eroico, eretico ed erotico della poesia che va riscoperto nella valenza universale del mito, nella ricostituzione del rapporto originario fra uomo e mondo.

È in questo sostrato culturale che nasce la poesia di Scala, tutta intrisa di riferimenti classici e mitologici, talvolta anche atteggiata nella ricerca del termine desueto e forbito, per generare “meraviglia” nell’accezione di Marino (citato in una poesia). Certo il tema mitologico consente a Scala riuscite di pregio come nel caso della poesia “Gorgone”, così icastica nelle sue due quartine, preziose nella scelta lessicale: “pupille / d’algente melagrana”, “acquario d’indaco corallo”, “gli scatti del capo anguicrinito”, per dare una resa plastica, dinamica al suo verso. Tuttavia si ha sempre la sensazione di un distacco ironico, a tratti parodico e sarcastico, da questa classicità ostentata, quasi una presa di coscienza del ruolo già completamente assolto da certa letterarietà che ha fatto il proprio tempo, che viene qui esibita fino a portarla a un punto di non ritorno, all’ammissione della frattura fra il suo linguaggio e il mondo.

Non a caso la poesia d’apertura si riferisce all’autore come a chi “barcolla spesso sulle gambe incerte”, i suoi versi sono “vagito” e “gorgogliante ritornello” (un tono vicino a certo crepuscolarismo, come in Corazzini), fino alla chiusa desublimizzante in cui si dice “anche gli angeli possono inciampare”, con evidente scatto ironico. L’uso quindi di tutto questo armamentario aulico, il citazionismo dotto, il linguaggio a tratti arcaizzante, sono una specie di difesa dall’affronto del mondo, al poeta difetta “la possente corazza / di cui è rivestita soltanto / la massa degli anonimi mortali”. Mondo tuttavia che non viene subìto, ma può essere tenuto a distanza, arginato dalla restituzione integrale alla poesia, nel suo ruolo appunto mitomodernista: “della normalità non so che fare, / la lascio agli impiegati della vita.” La fiducia nel ruolo della poesia non è tuttavia incondizionato e ingenuamente fideistico, la poesia è un esercizio duro di introspezione e confronto con il mondo, che non permette fughe edeniche in vagheggiate “età dell’oro” se “il falsario andare dei secoli / l’avrà dannato in vile metallo”: ecco il compito bene individuato, ossia lavorare questa materia inerte e restituirla a dignità attraverso la parola, che può naturalmente incespicare, cadere in vicoli ciechi, ingannarsi e contraddirsi, ma sa che occorre “andare avanti, / col vento controcorrente”.

Non è un percorso né facile né lineare quello della poesia di Luigi Scala, il cui libro può certo soffrire di alcuni dei limiti tipici di un’opera prima (una certa sperimentazione non sempre perfettamente organizzata, l’imitazione dei maestri, la tentazione a spendersi su una molteplicità di temi e motivi non sempre omogenei, la stratificazione della scrittura con esiti estetici anche dissonanti, certo imputabile al processo di crescita della scrittura stessa), ma sicuramente è identificabile una linea ben definita, capace di rielaborare il materiale della tradizione con un accento personale. Crediamo che questa scrittura risulti più convincente dove, deposta la corazza protettiva della lingua iper-letteraria e i temi della tradizione, si affida a una vena più ironica, a tratti tagliente e sarcastica, quando denuncia “quell’amore indifferente / comprato a tranci o a pacchetti / nel mercato del consumo del niente” o la “nostra società infartuata” o le “bocche avvilenti” nel “magma del lessico quotidiano”. Questo trova conferma anche nella parte centrale del libro dove si accampa una sorta di canzoniere, a tratti paradossale e parodico, quasi un gioco surreale di schermaglie, ricatti, disillusioni, con affastellamento di immagini stranianti, con un gusto tutto barocco della decadenza e dell’eccesso che altro non sono che lo specchio di una visione problematica e traumatica dell’esistenza, quindi quanto di più lontano esista dal classicismo di retroguardia.

C’è quindi da sperare che, nella consapevolezza di questa prima prova senz’altro positiva, Luigi Scala possa dare sempre più sviluppo e corpo a questa sua vena dissacrante, radical-chic, ironicamente saputo (ma mai supponente), base di una scrittura che, come si richiede a ogni poeta, lo possa sempre più rendere interprete consapevole del suo tempo, capace di restituire al lettore lo “stupore del mondo”.

 

Nessun commento

- Se sei un utente registrato il tuo commento sarà subito visibile, basta che tu lo scriva dopo esserti autenticato.
- Se sei un utente non registrato il tuo commento non andrà direttamente in pubblicazione ma passerà da una convalida della Redazione.
Quando avrai inviato il commento, riceverai una e-mail all'indirizzo che hai inserito nell'apposito campo sottostante contenente un collegamento (link) cliccando sul quale covaliderai il tuo commento che sarà pertanto letto dalla Redazione e messo in pubblicazione solo se ritenuto pertinente, a insindacabile decisione della Redazione; potranno passare alcuni giorni dalla eventuale pubblicazione. Se il commento verrà pubblicato, allora sarà inviato un avviso di pubblicazione all'e-mail del commentatore.

Il modo più veloce per commentare è quello di registrarsi e autenticarsi.
Se ti autentichi il nominativo e la posta elettronica vengono inseriti in automatico.

Nominativo (obbligatorio):


Posta elettronica (obbligatoria):

DA LEGGERE PRIMA DELL'INVIO DI UN COMMENTO
Nessun utente può gestire i commenti pubblicati, solo LaRecherche.it può farlo.
La rimozione di un commento da parte di LaRecherche.it non equivale alla cancellazione dello stesso, il commento, in prima istanza, verrà tolto dalla pubblicazione e sarà cancellato soltanto se non costituirà possibile prova del venir meno al Regolamento, in ogni caso la sua cancellazione definitiva o meno è a discrezione di LaRecherche.it.
Ogni commento ritenuto offensivo e, in ogni caso, lesivo della dignità dell'autore del testo commentato, a insindacabile giudizio de LaRecherche.it, sarà tolto dalla pubblicazione, senza l'obbligo di questa di darne comunicazione al commentatore. Gli autori possono richiedere che un commento venga rimosso, ma tale richiesta non implica la rimozione del commento, il quale potrà essere anche negativo ma non dovrà entrare nella sfera privata della vita dell'autore, commenti che usano parolacce in modo offensivo saranno tolti dalla pubblicazione. Il Moderatore de LaRecehrche.it controlla i commenti, ma essendo molti qualcuno può sfuggire, si richiede pertanto la collaborazione di tutti per una eventuale segnalazione (moderatore@larecherche.it).

I tuoi dati saranno trattati solo per gestire la pubblicazione del commento. Per maggiori informazioni leggi l’Informativa privacy. Inviando il commento dichiaro di acconsentire all'Informativa privacy sul trattamento dei dati personali:

Acconsento Non acconsento

Sito web ottimizzato a 800 x 600 pixel - webmaster e fotografie (Varie): Roberto Maggiani
Associazione culturale LaRecherche.it © 2007-2025 :: C.F. 97713520589
Mappa dei servizi | Regolamento | Privacy Policy | Cookie Policy | Donazioni