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Franca Alaimo
- 30/05/2015 16:00:00
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Mi era sfuggito il saggio di Carmen De Stasio. Dunque, lo leggo adesso e non dico più con stupore, poiché sono ormai avvezza allo stile pieno e coltissimo di questa scrittrice. Amica speciale di Ignazio Apolloni, probabilmente per un’affinità profonda di anima e pensiero, con questo saggio, Carmen ci lascia un ritratto a tutto tondo dello scrittore palermitano che non posso non condividere. Anch’io, infatti, conosco bene l’attività letteraria di Ignazio avendo più volte prefato o presentato le opere di questo originalissimo narratore di storie e di favole, che, come tutti i grandi scrittori, ci lascia in eredità il futuro della letteratura. Fra i vari passaggi di questo saggio ne sottolineo uno che in modo tanto sintetico quanto efficace riassume i caratteri salienti della scrittura d’Ignazio: "Storia, immaginazione e tratto collaborativo con il lettore". A me piace sottolineare l’aspetto ludico della parola di Ignazio che sembra riprodurre quel processo conoscitivo proprio del bambino che, mentre scopre il mondo ed i suoi meccanismi, li affida ad un linguaggio inventato, a-sintattico e spesso a-logico. Il gioco, allora, come scardinamento delle regole, come curiosità del nuovo, come costruzione di nuovi oggetti, come frammentazione di trame e di personaggi, e, ovviamente dei cardini stessi del racconto delle storie e della Storia: tutto questo egli ha fatto a partire dalla sua attività nell’Antigruppo siciliano fino alla Singlossia ed oltre, mai stanco di perlustrare in lungo e in largo i territori della cultura europea ed extraeropea. Grazie, allora, a Carmen, autrice di questo saggio bellissimo, e soprattutto grazie a Ignazio che ci ha donato la sua amicizia, la sua intelligenza e la sua creatività.
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