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al testo di Eliana Bassetti
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Tra algoritmi e mantra, sulla piazza vuota di un mondo impreparato, si muove trasparente solo la speranza, l'unica presenza che assieme alla paura possa toccare una famiglia, un'altra e poi un'altra ancora, strette, blindate tra mattoni e vetri. Smart work and videocall, farina, mouse, biro il pane dentro il forno. Piedi fermi, la marcia dei decreti. Il comico in TV gesticola, prova a finire il numero, spoglie di risa e applausi le sedie rosse tacciono. Disinfettiamo tutto, disinfettiamo il tempo, disinfettiamo la pelle delle nostre case. E le nostre porte. E le nostre bocche che restano coperte diventano custodie di parole, domani forse lievito per discorsi nuovi. È la guerra del silenzio, del non sapere quando, del non sapere come, sulla piazza vuota di un mondo impreparato. I balconi ponti per l'arcobaleno, aerei, tappeti volanti nell'aria che di muove, sì, si muove ancora e sa di boccioli e miele di steli appena nati e alcol, d'asfalto che cerca invano il suono dei suoi passi. Alle ringhiere fioriscono le mani, mani che finalmente libere dall'odore di gomma e nuovi rituali plaudono al canto, al vedere volti, appuntamento all'ora del tramonto. Si supera la soglia, si va di nuovo dentro ad inventar la sera di quest'altro oggi. Si supera la soglia di vittime di ieri. Cadono i soldati nelle divise bianche. Non ci sono bombe in questa nuova guerra, solo le sirene solo le sirene. Mentre le case con le pance gonfie aspettando cullano respiri su respiri. Senza sapere quando. Senza sapere come. Sulla piazza vuota di un mondo impreparato.
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