Ti restano cocci di parole, frantumi di galassie a indicare antichi templi dove era porta a sconfinato senso il cenno della mano - per chi sapeva intatta la rotta della stelle.
Tremano in bucce trasparenti oscure bacche amare senza suono. Bevile.
Travolto dal moto accidentale della ruota di Fortuna tessi nuovi mondi di occhi spalancati in scantinati della mente.
E non distogliere lo sguardo dal delirio che ti incanta - tu, fatti simbolo di terra, arco nel cielo che suggelli. Slanciati oltre il limite dei passi.
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Luciana Riommi Baldaccini
- 12/05/2012 19:22:00
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Sono appena tornata dalla visita alla mostra di Miro al chiostro del Bramante: mentre guardavo quelle opere straordinarie ho pensato ai tuoi versi: "tessi nuovi mondi di occhi spalancati in scantinati della mente.
E non distogliere lo sguardo dal delirio che ti incanta - tu, fatti simbolo di terra, arco nel cielo che suggelli. Slanciati oltre il limite dei passi."
Il tuo è davvero un invito ad attingere all’oltre che ci fa umani. Ciao
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Silvia De Angelis
- 12/05/2012 14:39:00
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Di rara bellezza questo poetare intinto in toni ricercati, ma assai suadenti nel loro trasmettere sensazioni e grande musicalità Buon fine settimana Cristina
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cristina
- 12/05/2012 14:13:00
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Grazie Alessandro!!!
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Alessandro Mariani
- 12/05/2012 13:57:00
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Come tutti, mi sento chiamato, e non posso non rispondere. Da chi ha più saggezza di noi ( e non intendo saggezza come una massa indistinta di massime e aforismi, ma splendore estetico) posso solo vibrare quando mi viene detto di non " distogliere lo sguardo dal delirio". Questa Ars Poetica che non intende essere tale mi ha emozionato.
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cristina
- 11/05/2012 23:57:00
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Cari amici, confesso: sono partitada una "corrisponenza", cocci - parola, e il resto e’ venuto da se’ ... nel senso che da un nucleo semantico forte il resto si irradia spontaneamente. E il nucleo e’ la parola con tutta la su potenza simbolica, che oggi temo sia andata in parte perduta. E il linguaggio che ci rappresenta si e’ impoverito inaridendo il senso profondo delle cose. A tutti: grazie di aver approfondito il testo con la vostra lettura. @ Domenico: mi invidio per quello che mi hai scritto...
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Giovanni Baldaccini
- 11/05/2012 23:31:00
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Ciao Cristina, hai evocato in me e Luciana la stessa immagine, per cui ti becchi un "commento congiunto" (non lo leggere due volte tanto è lo stesso!). L’immagine è quella di un limite da superare. Il mezzo, nel tuo invito inespresso, mi sembra possa essere soltanto uno: la parola. Credo non ne esista uno migliore (ma questa è una nostra fissazione). Buona serata
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Alessandra Ponticelli Conti
- 11/05/2012 20:23:00
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Splendida!
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Loredana Savelli
- 11/05/2012 19:16:00
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Che bella! Anche io ho pensato ad un Giovane scalpitante e brufoloso dei nostri tempi... in fondo il segreto è quello di sempre: bere le "oscure bacche amare/ senza suono". Il difficile è fargliele amare (nel senso di accettare). Ciao!!!
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Carla de Falco
- 11/05/2012 18:54:00
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scevro da... non scevro di... SORRY!!!
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Carla de Falco
- 11/05/2012 18:53:00
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Meraviglioso canto. Non scevro, a mio avviso, dell’amore per la professione e di un dolente senso di colpa generazionale. Ma forse, come sovente, sbaglio ad interpretare. Ciao Cri
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Domenico Morana
- 11/05/2012 18:51:00
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Mi fa bene, tanto bene leggerti, anche se non sono più giovane. L’invidio quel giovane, ma non per la sua gioventù, per il tuo sguardo su di lui.
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