Mio mese di vita mortale - gennaio - confonde la gioia in dolore, il sole in pallida neve. Soffioni di luce espandono semi - e sembra una rosa che spunta, la sera, sul limpido stelo del cielo. È notte al mattino, per lei che con l'abito lilla va sola tra i morti. Mi tace l'affanno, il mondo si è chiuso. La festa è sigillo, cerone al silenzio. Noi drupe, insetti voraci di vita. Pensavo. Ma disse: "è andata", mio padre, e sorrise. Mi oscilla quel gesto che inchina la morte alla vita, quel volo d'ebbrezza ronzante sul miele - quel sì che mi affonda fin dentro le vene. D'amore. Mi disse: "è andata", mio padre. E sorrise. Ma tremai alla festa appassita dei vivi. Ma tremo.
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Cristina Bizzarri
- 17/03/2014 22:10:00
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Alessandra e Marco: sono felice che labbiate sentito così, questo mio testo!
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Marco G. Maggi
- 17/03/2014 19:15:00
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Carissima Cristina, questa tua è di una liricità disarmante. Il vibrare delle tue corde poetiche non fa tremare solo te: un abbraccio.
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Alessandra Ponticelli Conti
- 17/03/2014 18:38:00
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Magnifica!
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Cristina Bizzarri
- 16/03/2014 23:19:00
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Grazie infinite della vostra lettura, buona notte!
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Fiammetta Lucattini
- 16/03/2014 21:46:00
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Non nascondo che più che commentarti posso solo ammirarti e ciò mi consola particolarmente in questa ora che riapre ferite e sepolcri. Un carissimo saluto
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Cristiana Fischer
- 16/03/2014 11:15:00
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mi piace "Noi drupe, insetti voraci di vita" non sembriamo neanche pericolosi. ed è magnifica la rappresentazione di tuo padre
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Loredana Savelli
- 16/03/2014 11:12:00
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Come è difficile non turbare questatmosfera con parole banali. E poi cè il sacro rispetto dei morti, di chi resta, del legame che li unisce. Un abbraccio.
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Nando
- 15/03/2014 22:08:00
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Stupenda, Cristina, davvero stupenda. Levento che confonde la gioia e il dolore, il sole e il la neve, quel sottile confine di vita e di morte, ci dice che tutto rimanda a dellAltro, che tracende la gioia e il dolore, la vita e la morte, quasi svuotandoli totalmente di senso se svincolati da quali ragione ne giustifichino la sussistenza; e ci riporta alla vita terrena, con timore e tremore, perché ogni nostro giudizio è parziale.
Ciao, Cristina.
Belloissima poesia.
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amina narimi
- 15/03/2014 22:06:00
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sappiamo distinguere le ore di luce ma lappena buio è buio, lo impariamo con linverno. sì Cristina una solitudine, una distanza negli occhi di parole di tuo padre che "pare" perdere il senso di dolore e tramutarsi in Nostalgia con un sorriso morbido..alla vita Approdi nuovamente al cuore del mio cuore, nel castello interiore dei secoli, nelle sale nude, passa attraverso la tua mano e sento quelle ferite bruciare con le mie per quelle stesse scelte che hanno fatto decidere a mio padre di "non vivere" da quellAgosto "troppo caldo" che ha sciolto la SuaAmata anche io, come te, rispetto la sua "Forma di Morte" religiosa, come te tremo quando bisbiglio la mia gioia, cresciuta nellassenza, nello smarrimento di mia madre, tremo a dirgli di questa nuova creatura nata allaltezza del cuore che ogni giorno mi spinge a salire la montagna fin dove ritrovo lodore dei cervi, bestie di gioia, senza voce...
ti voglio bene
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Giovanni Baldaccini
- 15/03/2014 21:43:00
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troppo personale, cristina: non si può che tacere. Ma non volare con le anatre dinverno lungo cieli agghiaccianti: non aiuta.
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Lorenzo Mullon
- 15/03/2014 21:35:00
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È dura, sì. Però tremiamo di più di fronte al mistero della gioia, fino a rimuoverla del tutto, ponendola negli Astratti. E ci serviamo del dolore per farlo. Per questo dico che non ho più rispetto per il mio dolore. Il dolore è la peggiore delle trappole, e labbiamo inventata noi, chi altri? In qualche punto di noi cè questo noi, scopriamolo. Una buona serata
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Cristina Bizzarri
- 15/03/2014 21:18:00
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No Lorenzo, è un ricordo. Il ricotdo della morte di mia madre, a gennaio, mese fertile di vita ... e di morte, nella mia vita. E le parole dettemi da mio padre, allora, tredici anni fa, mi avevano da una parte scandalizzata (che stupida a non capire subito), dallaltra fatto riflettere sul fatto che noi siamo qui, e dobbiamo vivercela sta vita, tutta e fino in fondo. Lui lo ha fatto, direi "religiosamente", con amore e rispetto per questo mondo. Anche se le sue scelte hanno potuto ferire altri. Ma per lui erano vitali, appunto. Dunque un inno alla vita. Ma io - dico qui - tremavo e tremo ancora davanti al suo mistero, al "gioco" dlla fine. Ecco.
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Lorenzo Mullon
- 15/03/2014 21:05:00
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Tremendo perdere il padre, mi dispiace. Sono passati quattro anni per me. Adesso rispetto il dolore degli altri, non più il mio
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