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al testo di Gil
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Non credo di essere io, io non sono e sono l'altro non sono se non nell'atto in cui l'altro osserva me. Ecco: io sono solo dopo lo sguardo dell'altro, sono lo sguardo dell'altro, esisto nel suo vedermi mi vedo nel suo guardarmi, mi dò a me stesso nell'eco in cui risuono al suo svelarmi mentre anch'io lo rivelo, altro nel quale tutto ciò che io non sono accade. Camminavo stamattina nel vialetto dell'ospedale a lato di alberi e motorini in sosta. Loro erano i miei osservatori i loro occhi l'opera d'ostretricia traverso la quale io rinvenivo l'essere nel quando del mio esistere. Allora sono stato, oltre il passaggio dei nomi.
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