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al testo di Lorena Turri
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Uscire dalle mura dei miei calendari mi mette l'ansia della formica: mi allarmo anzitempo per l'eventuale contrattempo, per il tempo (neve, sole, pioggia o vento) con enfiàto timore modulando un lamento di cicala intirizzita. Nelle trappole dell'abitudine m'inquieto, attardata davanti al guardaroba, costretta e stretta nella scarpa scomoda della socialità dovuta. S'allarga a macchia d'olio l'inconcludenza della frenesia che m'infagotta nell'accappatoio dei perché. Desisto dal prêt-à-porter dell'orologio rischiando dei ritardi incomprensibili, ma mi salvo nel corner della borsa in similpelle: scendo le scale con l'avallo del corrimano, e mi inoltro quasi spavalda in un ingorgo di sorrisi e savoir-faire dando la mano a tutti come se niente fosse. |
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