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al testo di Domenico De Ferraro
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LA DANZA DELLE LUCCIOLE Questa sera, passeggio ,lungo il lago della mia immaginazione Lungo un sogno fattosi immagine, attraverso la cruna di un ago. Nel logos esploro il parnaso Mi perdo nel viaggio dell’aldilà Nell’immaginare ,intravedo l’oscurità dei secoli trascorsi. Vedo danzare le lucciole vicino le sponde del lago Ove Giove inseguì Venere Dove Apollo giocò a palla con Acheronte. Dove il tempo si ferma per permettere ai turisti di scendere nei profondi inferi della propria coscienza. Per la prima volta in molti anni, mi è apparsa di nuovo nel cielo del crepuscolo la prima stella sembra crescere in luminosità̀ mentre la terra si oscura. Cosi vedo danzare di nuovo le lucciole dentro i cespugli profumati di mirto e miti.
Ed ad ogni passo, ogni cosa diviene luminoso . E la luce, che era la luce della morte, sembra restituire alla terra il suo potere di consolare. Non ci sono altre strade in questa estate sotto altre stelle. E la danza delle lucciole illumina i mio pensiero E l’amore rinchiuso in questo corpo. L’amore che cercai negli anni passati Sorrido e vivo, nella danza delle lucciole nell’estate del duemila ventitré Solo in questa luce di cui non sapevo il fine poiché́ nella mia ed altra vita le avevo fatto torto: Venere, stella del crepuscolo, a te rivolsi Tu hai prodotto luce sufficiente a rendere la mia strada nuovamente visibile. Insieme alla danza delle lucciole piccole e indifese nell’estate del mio duemila ventitré.
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