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al testo di Massimo Castiglia
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Soggiaccio all’etereo tocco delle mani tue, eburnee ed impudiche, che, su me, percorrono e sostano sulle vette maestose e recondite dell’anima, fino a che essa non si libri, esule e rea, ebbra di sittanta quiete, nel tuo mare. In quel guardarti, fra conflitto e pace, apprendo che di te, il visibile m’inebria ed odo, tra festanti, innocenti voci, lo sciabordio del mio cuore che si schianta, come spinto dai flutti in questo amore immenso, che mi travolge e ti assale, laddove tu, perduta rotta, non immagini che un baleno del mio gravido ardimento. E se, al corpo tuo trovar ristoro posso, che a tal pensiero la mente mia snatura, la luce tua che dentro me trascende, vittoria sull’oblio, saziar vorresti? Certo che se schiavo mi facessi, io suddito d’amore in te arderei. |
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