È stato pubblicato il nuovo libro di Maria Pia Damiani: “Anatomia di un sentimento” - pagg. 406 – Robin Ed. - distribuito da Messaggerie. “Anatomia di un sentimento” è una raccolta di poesie che amplia la tematica della pubblicazione precedente intitolata “Le stanze di Eros” (Robin, 2012). L’Autrice mantiene il suo stile raffinato ed elegante cantando l’Amore nelle sue molteplici sfaccettature e sublimandolo tramite richiami psicologici, panici, filosofici e religiosi. <<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<< Maria Pia Damiani è nata e vive a Genova. Nella sua città ha conseguito la laurea in lettere. Giovanissima, ha incominciato il suo percorso artistico come cantante di musica leggera (vincendo il festival di Genova e premiata quale nuova promessa al Premio Regionale Ligure); poi ha proseguito come attrice teatrale (scuola dello Stabile di Genova, compagnia il Laboratorio). Per diversi anni ha lavorato in radio (emittenti private, Radio RAI Liguria) in veste sia di attrice che di autrice di testi propri e di adattamenti radiofonici da romanzi famosi. Ha recitato in un paio di film in superotto e video: “The finnegan’s wake” e “Kaba” per la regia di Roberto Duccani; occupandosi anche del doppiaggio. Il suo esordio nella narrativa è avvenuto nel 2009 col romanzo “I ricordi uccidono” (Chinaski). Del 2012 è la sua prima raccolta di Poesie “Le stanze di Eros” (Robin). È inoltre pittrice professionista con all’attivo numerose mostre personali e collettive. Sito d’Arte: www.mariapiasapenza.it 
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Elsa Paradiso
- 05/11/2016 07:16:00
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Nando ... mi è giunto inaspettato ... ti ringrazio tanto e ti abbraccio!
Elsa
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Nando
- 04/11/2016 08:37:00
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Sto leggendo questa bella silloge poetica di un’autrice già conosciuta e che sempre più amo nei suoi versi; di certo non poco la capacità critica di un letterato, voglio soltanto condividere con i lettori e restituire alla Maria Pia le prime impressioni della mia lettura. Lessico ricco, misurato e mai esuberante, cercato e non ricercato, tra pensiero e carnalità, bello e “sfrontato", mai osceno o volgare, impudico sublime per la sua terrestrità riflettuta, intellettuale, che se molto si concede al sentimento, poco spazio offre ad una spiritualità senza carne, prediligendole l’evidenza sensoriale di un eros esistenziale, quando l’anima coincide con l’autopercezione dell’io-soggetto trasceso traverso il tu erogeno ed erotico dell’Altro in quell’esperienza dell’io declinato al plurale: il noi. Dicevo di un vocabolario ricco, prediligente le immagini settembrine della ruralità o quelle dell’eterna estate della marinità, mentre nei testi dove il verso canta l’inverno (perché non ancora vi è il tempo della “f”) delle relazioni oppure della cupezza delle nostre urbanità, più scabra è la parola; ma è proprio del discorso erotico, tema fondante di questa raccolta, la qualità squisita dell’Autrice di chiamare il lettore ad un’intimità interiore: proprio quando tutto sembra definirsi appunto tra sensi e pensiero o qui esaurirsi discorso, come con la grande letteratura diaristica, Maria Pia offre il proprio punto di osservazione stillato dal personale vissuto, generato dall’Anima e all’Anima in ritorno dopo essersi narrato dentro un linguaggio d’arte. In questi giorni sto portando il libro in viaggio metropolitano con me, perché non è per curiosità o accrescimento collezionale di lettura, ma perché scopro questa amata poeta degna compagna di viaggio; quanto poi chi legge sia degno e capace di chi scrive, ciò appartiene ad un altro tema.
Ringraziando l’Autrice - Ella già sa i tanti motivi dela mia gratitudine -, alla stessa chiedo venia per un commento ancora acerbo e che forse Le risuonerà estraneo, ma che intatto però Le offra il sentimento devoto di un Suo affezionato lettore.
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