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Guarigione disgraziata

Cura finita

e ora si potrebbe parlarti 

privi di pena, la tua

 

Eppure ora vanno di fretta

tronfi di fantastici imprevisti

attaccano rapidi, senza discorso

a volte persino ti dimenticano

appoggiata allo scaffale

la tua voce sfondo vintage

all'andirivieni misero quotidiano

della loro spaventosa ignoranza

vestita da saggia stirpe eletta

 

La Perturbante va sempre

azzittita: che non si ascoltino

le sue parole e non se ne incroci

lo sguardo malefico

 

Ora, eppure sei guarita

è attestato in doppia firma

ma il tuo occhio spento non basta

infastidisce il loro sollievo

la tua disgraziata docilità

 

Dicono che sei stata collaborativa

e in fondo per la tua isteria

sono bastati punteruolo e martelletto

e gambe aperte in costrizione

          sia lode agli stupratori sadici

          impotenti in camice bianco!

 

Che tuo padre e tuo marito

si costruiscano invece ponti

dai pilastri ben radicati nel ventre

violato del mondo

atti a reggere la fuga

 

Ingiurati terra e corpo

ignorati sussultano

secoli gonfi

di acque 

ferme frananti

 

 


A tutte le donne che sono state interrotte. A quelle che non si sono spezzate e alle altre che hanno reso alla vita scontando la pena con la violenza di corpo e mente. Dato che non esiste una scelta ma solo la condanna della sopraffazione di un genere sull'altro, di un popolo sull'altro, dell'individuo sull'individuo. Non c'è eroismo nella resistennza alla violenza, non c'è collusione nelle resa alla violenza se il prezzo è la vita. C'è solo oltraggio nell'esercizio del potere, nella dicotomia: santa o puttana.


 



 




 


 


 


 

 Salvatore Pizzo - 07/07/2023 00:14:00 [ leggi altri commenti di Salvatore Pizzo » ]

Sentita assai che quasi percuote l’intelletto con coscienza, con l’intensità del martello sull’incudine: le probabilità dicono che, un di, pure l’incudine si incrinerà.
Un saluto e grazie

 Annalisa Scialpi - 03/07/2023 17:35:00 [ leggi altri commenti di Annalisa Scialpi » ]




La nostra è una società del potere. Pensare che si agisce

sugli organi (che, per Jung, sono dei) come se fossero

ingranaggi della ’macchina-corpo’ è da lasciare senza parole.

La società del potere, per paradosso, ha divinizzato la
’scienza’, facendola diventare superstizione.

E’ difficile cambiare paradigma, per noi. Solo il dolore è,

talvolta, per alcuni, quella benedizione, andando in fondo alla

quale si può uscire dall’ipnosi. Buon pomeriggio Elisa e grazie

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