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al testo di Nicola Lo Bianco
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I
Chi lo sa a quest’ora dove gli lùciono gli occhi a Cristofalo e noialtri qui a perdere tempo a prenderci questo pensiero, ohè, prendi i bicchieri che lo sappiamo dov’è sicuro come la morte al Borgo è a martellare casa per casa il lupucuvio gira squieto come al solito non si dà pace dice che vuole rifatto il processo. Prendi i bicchieri, Bonanno, beviamo.
II
Mentre invece Cristofalo era quieto, bello disteso sulla brandina dietro l’altare aspettava nel mentre rideva e contava le stelle col dito puntato sopra di lui il cielo brillava dal tetto sfondato mamà quante sono!sono come la rena del mare uno spavento diceva Sciaverio ogniqualvolta che usciva a pescare paro coi remi dritto Cristofalo non ci pensare pensa che sono l’alme innocenti che stanno a guardare. Ora chissà se Sciaverio ci vede dal fondo del mare.
III
Peccato Sciaverio ah quella volta non mi c’hai voluto portare mi lasciasti solo accucciato dietro la porta a piangere sentivo mia madre cantare-quel di’ che lasciai la casa per navigar- cantava –però nel mio cuore sempre ti porterò- l’ultima serenata senza saperlo il tempo era cambiato s’erano alzati i pupi in cielo un requiem l’ultimo canto d’amore perduto nell’immenso mare e Sciaverio finì
Incipit del poemetto inedito "Cristofalo"
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